Pare piuttosto maldestra l’idea di escludere i titoli di Stato dal calcolo dell’Isee. La misura compare nel pacchetto famiglia predisposto dalla ministra Eugenia Roccella che confluirà nella prossima legge di bilancio e ha l’ovvia conseguenza di avvantaggiare chi dispone di patrimoni, anche grandi, investiti in Bot e Btp rispetto a chi dispone di meno risorse. Insomma un’assist a chi ha di più a scapito di chi ha di meno. La docente di Scienza delle finanze e deputata del Partito Democratico Maria Cecilia Guerra ha gioco facile nel mettere in luce questa lampante stonatura.


Oltre ad un favore (l’ennesimo di questo governo) ai più benestanti la ratio della norma potrebbe essere quella di incentivare le famiglie a comprare i titoli di Stato italiani in un momento in cui le condizioni di mercato si stanno facendo più impegnative . Insomma una versione moderna e aggiornata dell'”oro alla patria” di mussoliniana memoria. Aumentare la quota sul totale dei bond sovrani in mano ai cittadini italiani allenta i legami del paese con la grande finanza ma la strada da fare per raggiungere una sorta di autarchia finanziaria sul modello giapponese, è molto lunga e quasi impossibile da percorrere sino in fondo. Oggi la quota di debito italiano in mano alle famiglie è appena del 10% (solo nel 2010 era al 23%). La banca d’Italia che acquista e detiene materialmente i titoli su mandato della Banca centrale europea è balzata al 25%. Un altro 24% fa capo a banche e assicurazioni nazionale, un altro 26% a soggetti finanziari internazionale. D’altronde l’esclusione dall’Isee introduce una soluzione di dubbia costituzionalità. La dichiarazione è infatti usata anche per accedere a tariffe più favorevoli in scuole, asili e sanità. A titolo di esempio chi potesse disponesse di un patrimonio da 20 milioni di euro in titolo di Stato e non avesse altri redditi, potrebbe ottenere lo stesso trattamento agevolato di una famiglia i cui introiti si fermano sotto i 15mila euro l’anno. Potrebbe persino accedere a strumenti di contrasto alla povertà come quel poco che rimane del reddito di cittadinanza.

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