Combattere la corruzione anche attraverso la riforma della prescrizione, il cui corso deve essere bloccato dopo un’eventuale sentenza di condanna in primo grado. C’è anche questa proposta tra gli emendamenti presentati dal Movimento 5 stelle alla direttiva europea sull’anticorruzione. Il provvedimento, elaborato dalla commissione Ue, aggiorna il quadro giuridico della lotta ai reati tipici dei colletti bianchi. L’obiettivo della direttiva è armonizzare le definizioni dei reati perseguibili come corruzione (in modo che comprendano anche l’appropriazione indebita, il traffico di influenza, l’abuso di ufficio, l’ostruzione della giustizia e l’arricchimento illecito), aumentare il livello delle sanzioni penali, garantire in tutti gli Stati membri strumenti d’indagine adeguati per gli investigatori e stabilire norme minime sui termini di prescrizione.

Gli emendamenti M5s – La direttiva è al momento in discussione alla commissione Libe, quella per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Il 4 dicembre gli eurodeputati voteranno gli emendamenti presentati dai gruppi: quelli approvati modificheranno il provvedimento, che verrà poi sottoposto al voto della Plenaria per l’approvazione definitiva. È in commissione che i 5 stelle stanno tentando di replicare in ambito comunitario alcune riforme varate durante i governi di Giuseppe Conte. È il caso della prescrizione, con due emendamenti depositati dalle eurodeputate Laura Ferrara, Sabrina Pignedoli, Maria Angela Danzì. La direttiva affronta già il tema del tempo di estinzione dei reati nella parte in cui chiede ai Paesi membri di prevedere “un termine minimo di prescrizione che consente di eseguire l’accertamento, esercitare l’indagine, svolgere l’azione penale e prendere la decisione giudiziaria in merito ai reati di corruzione entro un congruo lasso di tempo dopo la commissione dei reati, senza creare pregiudizio per gli Stati membri che non prevedono termini di prescrizione per le indagini, l’azione penale e l’esecuzione”. A questo passaggio i 5 stelle vorrebbero aggiungere: “Il corso di detto termine di prescrizione dovrebbe essere in ogni caso sospeso già dalla data di pronuncia della sentenza di condanna che conclude il primo grado di giudizio o dal provvedimento di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del decreto penale”. Una modifica riproposta quando si chiede agli Stati membri di prendere “le misure necessarie affinché sia stabilto che il corso della prescrizione sia sospeso dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado di condanna o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o dell’irrevocabilità del decreto di condanna”.

Spazzacorrotti e lodo Conte bis – L’emendamento presentato dai 5 stelle ricalca evidentemente le riforme varate negli ultimi anni in Italia, in un momento storico in cui il centrodestra sta portando avanti una vera e propria opera di revisione in tema di giustizia. “L’istituto della prescrizione, che è presente in queste forme solo in Italia, è stato strumentalizzato negli anni, a uso di chi voleva eludere il giudizio su ipotesi di reato anche gravi. Noi chiediamo una Spazzacorrotti a livello europeo perché i tempi della giustizia non possono rappresentare una scusa per generare impunità”, dice l’eurodeputata dei 5 stelle Ferrara. A introdurre il blocco della prescrizione dopo il primo grado – senza distinzione tra condannati e assolti – era stata la Spazzacorrotti, riforma che aveva messo in crisi i rapporti dei 5 stelle con la Lega, durante il governo gialloverde, provocando di fatto la caduta del primo esecutivo Conte. Ma la questione della prescrizione aveva creato fibrillazioni anche durante il governo sostenuto dal M5s e dal Pd: un punto d’incontro si era trovato con il cosiddetto lodo Conte bis (da Federico Conte, avvocato ed ex deputato di Leu) e prevedeva di bloccare la prescrizione solo dopo un’eventuale condanna in primo grado. Quella modifica non è mai diventata esecutiva, visto che la questione giustizia fu accantonata prima per l’esplosione della pandemia e poi per la caduta del governo Conte 2, causata da Matteo Renzi.

Il centrodestra e il ritorno al passato – Formalmente lo stop della prescrizione dopo il primo grado, introdotto dalla Spazzacorrotti, è attualmente in vigore, anche se è stato superato dall’improcedibilità contenuta nella riforma di Marta Cartabia: un meccanismo che praticamente prevede la “morte” del processo se non si conclude entro due anni in Appello. La maggioranza di centrodestra, però, intende cancellare anche questo provvedimento, varando la terza riforma in tre anni sulla precrizione. In realtà si tratterebbe di un ritorno al passato con la riesumazione della ex Cirielli, una delle tante norme ad personam approvate sotto i governi di Silvio Berlusconi: il tempo di estinzione dei reati, in pratica, tornerebbe a correre in tutti i gradi di giudizio. Una norma già votata in commissione Giustizia e che ora Fdi vorrebbe correggere, introducendo uno stop alla prescrizione dopo la sentenza d’Appello. Una modifica quasi inutile, visto che dopo la sentenza di secondo grado si prescrive un numero molto esiguo di processi. Secondo i dati del 2019 su un totale di 126mila procedimenti che si concludevano con la prescrizione solo 670 si estinguevano dopo la sentenza d’Appello e prima della Cassazione: in pratica poco meno dello 0,6%.

Il dibattito in commissione Libe – Dunque mentre in Italia si torna al passato, reintroducendo norme già bocciate dalla Commissione, in Europa la nuova direttiva anticorruzione potrebbe contenere la richiesta agli Stati membri di prevedere uno stop alla prescrizione dopo la condanna in primo grado. Un’eventualità che per trasformarsi in realtà deve passare da interlocuzioni di tipo politico. La relatrice del provvedimento alla commissione Libe è Ramona Strugariu di Renew Europe, il gruppo di Renzi. Ma l’accordo sugli emendamenti da inserire nella direttiva passa soprattutto dai relatori ombra dei vari gruppi. A favore delle modifiche dei 5 stelle potrebbero schierarsi José Gusmao e Daniel Freund, realatori ombra di Left e dei Verdi, ma molto passerà soprattutto dagli orientamenti dei Socialisti e dai Popolari. I primi esprimono il presidente della commissione Libe, lo spagnolo Jose Lopez Aguilar, ex ministro della giustizia del governo Zapatero, ma anche gli italiani Pietro Bartolo e Franco Roberti. Nel 2020 l’ex procuratore nazionale Antimafia aveva definito “accettabile” la sospensione della prescrizione “solo per chi è stato condannato in primo grado“: esattamente lo stesso meccanismo proposto dai 5 stelle.

Porte girevoli e conflitto d’interessi: le altre proposte – Quelli sulla prescrizione, in ogni caso, non sono gli unici emendamenti presentati dai 5 stelle. “Grazie a nuove definizioni di conflitto d’interessi e di porte girevoli, che oggi mancano nella proposta di direttiva, avremo norme comuni applicabili a tutti i livelli, dalle Istituzioni europee agli enti locali, per prevenire i casi di corruzione”, spiega l’eurodeputata Pignedoli, che ha particolamermente insistito per inserire nel provvedimento norme contro le revolving doors. “I nostri emendamenti sono in linea con gli orientamenti dell’Anac emersi in diverse audizioni. Tra le misure che chiediamo agli Stati membri da implementare c’è, inoltre, quella di assumere e promuovere funzionari pubblici solo con procedure trasparenti e meritocratiche. Gli incarichi fiduciari, soprattutto per chi ha responsabilità di controllo e di verifica della legalità, vanno limitati il più possibile”, aggiunge l’altra parlamentare Ue Danzì. Adesso bisognerà capire quante di queste modifiche finiranno nel testo definitivo della nuova direttiva.

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