“La comunità internazionale deve assumere una posizione diversa con Israele, è l’unica soluzione. Qui non si tratta di essere pro o contro, ma di far rispettare il diritto che fino adesso il governo di Tel Aviv ha violato nella totale impunità”. Fondatrice e presidente di AssoPace Palestina, Luisa Morgantini ha alla spalle una vita che parla per sé. 82 anni, figura storica del pacifismo italiano, è da sempre impegnata in una battaglia per il rispetto dei diritti dei palestinesi e per il raggiungimento di una stabilità in Medio Oriente. È stata vicepresidente del Parlamento europeo, dove si è occupata delle politiche per l’Africa e i diritti umani e creatrice della rete internazionale delle Donne in nero contro la guerra e la violenza. Vola regolarmente in Cisgiordania, l’ultima volta poche settimane fa, e conosce a fondo anche la realtà di Gaza, la sua storia, anche se da alcuni anni le autorità israeliane le negano l’accesso. “Sto tremando e soffro. Ricevo molte chiamate dalle persone che sono nella Striscia. L’ultimo messaggio è di un uomo, non c’entra niente con Hamas o con Al Fatah. È solo un pizzaiolo. Mi ha detto: “Questa forse è davvero l’ultima volta, forse ci incontreremo solo in paradiso”.

Oggi guarda con sgomento quello che accade. Il massacro dei civili da parte di Hamas e la rappresaglia di Israele, con l’assedio della Striscia di Gaza, senza acqua e luce e con gli edifici ridotti in macerie. “A Gaza la popolazione vive da sempre in una situazione di disperazione. Ora sembra che siano i palestinesi che invadono Israele, ma è Israele che ha occupato la Palestina nel 1967 e da allora ne controlla i movimenti, demolisce le case e mette in carcere gli abitanti, non terroristi, ma persone che chiedono la libertà dall’occupazione. Ci sono più di 5mila palestinesi in carcere. E allora credo che l’azione di Hamas, inaspettata e fuori controllo, sia anche la reazione a una terribile occupazione di cui nessuno parla mai”.

In queste ore, i fatti hanno dimostrato come l’equilibrio di Israele fosse estremamente fragile. Secondo Morgantini, quindi, occorre quindi lavorare per arrivare a una pace giusta e insieme duratura. E per farlo, dice, è necessario riconoscere le responsabilità di tutti e cercare di capire come si sia arrivati a questo punto. Nessuno, prima di tutto l’Europa, può chiamarsi fuori. “Il diritto internazionale è stato calpestato ogni giorno da Israele. Questo lo non lo dico io, ma le decine di risoluzioni delle Nazioni Unite e i rapporti sui diritti umani. Israele ha violato qualsiasi regola rimanendo sempre impunito. E noi cosa abbiamo fatto? Abbiamo permesso le divisioni della Palestina, la continua colonizzazione del territorio, la repressione, il razzismo e le uccisioni (260 nel 2023, prima dell’attacco di Hamas). La nostra complicità, la nostra ignavia, e il fatto che l’Occidente sia alleato di Israele hanno portato a queste tragedie. E il prezzo lo pagano i popoli. Spero quindi che la comunità internazionale, ma dubito, faccia passi avanti per un cessate il fuoco e che finalmente faccia assumere a Israele la responsabilità dell’occupazione. L’unica strada possibile per la pace è l’autodeterminazione palestinese”. Non vede però segnali in questa direzione. “In questo momento non mi pare ci sia una comunità internazionale disposta a farlo. È drammatico che in tutti i palazzi istituzionali sia stata messa la bandiera israeliana, perché Israele non è l’Ucraina. Mettano invece la bandiera israeliana accanto a quella palestinese. Come si diceva una volta: non c’è pace senza giustizia. E sicuramente la giustizia per il popolo palestinese può esserci solo se termina l’occupazione che uccide tutti e tutto

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