Ci sono i primi due indagati e i loro nomi coincidono con quelli dei sopravvissuti alla strage. Mentre proseguono gli accertamenti sulla catena di comunicazioni tra Rete ferroviaria italiana e Sigifer srl, la ditta i cui operai erano sul binario della stazione di Brandizzo e che hanno perso la vita dopo lo scontro con un treno regionale diretto a Torino intorno alle 23.50 di mercoledì 30 agosto, la Procura della Repubblica di Ivrea ha iscritto nel registro degli indagati due persone. Il primo nome è quello di Antonio Massa, 46 anni, di Grugliasco (Torino) addetto di Rfi al cantiere in cui lavoravano le vittime. Secondo l’ipotesi della procura avrebbe dovuto impedire agli operai di iniziare i lavori in attesa del passaggio del treno. Il secondo indagato è Andrea Girardin Gibin, 52 anni di Borgo Vercelli, capocantiere della Sigifer e collega delle cinque vittime. Salvo per miracolo, perché ha intravisto i fari del treno in arrivo ed è riuscito a spostarsi sul secondo binario.

IL DOLO EVENTUALE E LE GRAVI VIOLAZIONI – La procuratrice capo, Gabriella Viglione, ha dichiarato che “dalle prime indagini emergono gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell’incidente”. A questo punto la novità è che la Procura ipotizzi il dolo eventuale per i reati di omicidio plurimo e disastro, il cui fascicolo era stato aperto ieri. Il dolo eventuale era stato ipotizzato anche per l’incidente della Thyssenkrupp, ma una sentenza della Cassazione lo aveva escluso.

“Gli accertamenti proseguono per verificare se può essere considerata sicura la procedura complessiva – ha continuato Viglione – Quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato in una sede pericolosa come quella dei binari ferroviari”. Il riferimento, tra le altre cose, è al rilascio del nulla osta e delle autorizzazione a svolgere le manutenzioni sui binari. Questo sarebbe avvenuto con l’aggravante che i lavori sul binario 1 della linea Milano-Torino per la sostituzione di un tratto di rotaia si sarebbero svolti sotto lo sguardo diretto di uno dei responsabili formali del rilascio autorizzativo. Da ieri il convoglio composto dalla motrice e 11 vagoni è sottoposto a sequestro e nei prossimi giorni verrà probabilmente chiesto di effettuare un incidente probatorio davanti al gip. La Procura guidata da Viglione ha strutturato un pool di magistrati per l’indagine composto dalla reggente e dalle sostitute procuratrici Giulia Nicodemi e Valentina Bossi.

IL NULLA OSTA MANCANTE – Ciò che per gli inquirenti è certo al termine della seconda giornata dell’inchiesta – come anticipato dal FattoQuotidiano – è che il nulla osta a svolgere la manutenzione sul binario 1 non era ancora stato richiesto alla Centrale Operativa competente che comanda il traffico ferroviario, oppure era in fase di richiesta mentre già i 5 operai travolti dal treno si trovavano a lavoro. Ora gli inquirenti vogliono appurare anche se sia trattato di una condotta occasionale o invece di una prassi, una ricorrenza, nonostante la presenza di due persone deputate proprio a quel ruolo sulla scena della tragedia. Eppure la procedura è studiata proprio per evitare possibili errori e prevede più passassi autorizzativi. I sindacati – fra cui tutti i confederali – però puntano il dito su “sollecitazioni e forzature” nell’ultimo periodo “da parte di responsabili aziendali nei confronti dei lavoratori, per affrettarsi a svolgere attività notturne” e “pressioni nei confronti dei lavoratori, per dare la propria disponibilità al di fuori dal proprio nucleo manutentivo in attività notturne”.

Le procedure standard hanno addirittura accorgimenti come il taglio delle linee elettriche durante le manutenzioni, sistemi SCMT (Controllo Marcia Treno) che in caso di interruzione porta alla frenatura automatica e le comunicazioni ufficiali consegnate fisicamente in formato cartaceo timbrate e con la firma oppure telefonicamente ma con un modulo dove si registra chi riceve la chiamata, con chi ha parlato, da che ora a che ora, in quale tratto è prevista l’interruzione. Sono anche questi al termine delle prime 48 ore d’indagine gli elementi su cui polizia ferroviaria e Procura di Ivrea si concentreranno nei prossimi giorni. Nella giornata di venerdì intanto sono stati sentiti i due macchinisti che erano a bordo del convoglio, già ascoltati rapidamente nell’immediato dopo l’incidente. È “pacifico” – sostengono i magistrati – che non sapessero nulla della presenza di Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo sui binari.

Intanto Rete Ferroviaria Italiana “ha incontrato questa mattina le organizzazioni sindacali per fare il punto sulla sicurezza del lavoro nel settore della manutenzione ferroviaria. Al termine dell’incontro, Rfi ha accolto la richiesta sindacale di trasferire le trattenute economiche, effettuate ai lavoratori aderenti allo sciopero odierno, in un fondo che servirà ad offrire un sostegno economico alle famiglie degli operai deceduti“. Lo riporta una nota della società precisando che “si tratta di un gesto di sensibilità e concreta solidarietà che Rfi, rinnovando il proprio cordoglio, ha voluto potenziare versando una quota equivalente e raddoppiando così la consistenza del fondo stesso”.

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