Un anticorpo monoclonale, un farmaco che rallenta il declino della memoria e ora la ricerca scientifica per contrastare l’Alzheimer aggiunge alle future potenziali armi un vaccino. La malattia di Alzheimer è la forma di demenza più frequente. Circa il 5-6 % delle persone sopra i 65 anni hanno un decadimento cognitivo e su 10 persone che hanno un decadimento mentale circa 6 hanno la patologia. In Italia sono almeno 1 milione le persone affette dalla malattia che causa progressiva perdita di memoria e demenza, privando i pazienti di molti anni di vita produttivi. Un vaccino che ha come bersaglio le cellule cerebrali infiammate associate a questa patologia potrebbe essere la chiave per prevenire o modificare il decorso della malattia. Al momento la prospettiva è contenuta in uno studio giapponese in fase preliminare, condotto su modello animale, presentato al meeting dell’American Heart Association, in programma a Boston dal 31 luglio al 3 agosto.

Non è il primo vaccino a cui lavorano i ricercatori della Juntendo University di Tokyo, in Giappone, che ne avevano già sviluppato uno per eliminare le cellule senescenti che esprimono la glicoproteina associata alla senescenza (Sagp), un vaccino contro le malattie legate all’età, testato sempre sui topi. Un altro studio, inoltre, aveva dimostrato che le Sagp sono altamente espresse nelle cellule gliali nelle persone con malattia di Alzheimer. Sulla base di questi risultati, i ricercatori hanno testato questo vaccino su topi con Alzheimer indotto, per colpire le cellule che sovraesprimono Sagp. “I risultati ottenuti indicano un potenziale modo per prevenire o modificare la malattia. La sfida futura sarà ottenere risultati simili negli esseri umani”, afferma l’autore principale dello studio, Chieh-Lun Hsiao, borsista post-dottorato nel Dipartimento di biologia e medicina cardiovascolare della Juntendo University. “Se il vaccino si rivelasse efficace, sarebbe un grande passo avanti per ritardare la progressione della malattia o addirittura per poterla prevenire”.

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