“L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica prende pubblicamente le distanze dai contenuti inopportuni nei toni e nel merito – e che grave danno di reputazione hanno causato alla nostra testata – pubblicati sull’edizione di lunedì a firma di Alain Elkann, padre del nostro editore“. Così esordisce un comunicato sindacale pubblicato venerdì sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari, ancora a proposito dell’ormai celebre “reportage” (“In treno per Foggia con i giovani lanzichenecchi”) in cui Elkann senior si lamentava del chiasso e della presunta volgarità di alcuni giovani che condividevano con lui la prima classe di un convoglio Italo. Uno scritto che ha collezionato critiche e (soprattutto) sfottò per gli accenti snob che trasudavano dalla prima all’ultima riga. Per questo, già nel pomeriggio di lunedì, i membri del Comitato di redazione (Cdr, la rappresentanza sindacale giornalistica) di Rep si erano dissociati con una nota interna “dai contenuti classisti contenuti nello scritto, per i quali peraltro” – scrivevano – “siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.

Il direttore Molinari, però, si è rifiutato di riportare la nota sul quotidiano del giorno successivo. E così, dopo aver convocato un’assemblea, il Comitato di redazione ha dovuto chiedere la pubblicazione di un comunicato sindacale sulla vicenda, come previsto dall’articolo 34 del contratto giornalistico. “Insistiamo nel voler mettere nero su bianco la nostra piena dissociazione rivolgendoci direttamente alle lettrici e ai lettori di Repubblica, come noi rimasti in grandissima parte esterrefatti da quanto hanno letto”, scrivono i giornalisti. Il fatto che l’autore del “reportage” sia il padre dell’editore del giornale (John Elkann), sottolineano, “rappresenta già di per sè una commistione editoriale, ma anche le argomentazioni riportate non rispecchiano in alcun modo la sensibilità di chi questo giornale lo fa uscire tutti i giorni”. L’assemblea di redazione, si legge inoltre, “pretende un pieno ripristino delle corrette relazioni sindacali con la direzione del quotidiano né è disposta a tollerare nuove mancanze di rispetto nei confronti della propria rappresentanza democraticamente eletta”. E questo perché, affermano, “più volte negli ultimi mesi la direzione ha avuto atteggiamenti e usato appellativi – all’interno e all’esterno di tavoli sindacali – che irridono il lavoro e le prerogative del Comitato di redazione”.

E il clima sindacale è teso – anche se per altri motivi – pure alla Stampa, il secondo maggior quotidiano edito dal gruppo Gedi controllato dagli Elkann. Anche qui il 27 luglio è stato pubblicato un comunicato sindacale in cui si legge che l’assemblea di redazione “ha consegnato al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero da attuarsi dal prossimo 1° settembre se non saranno ripristinate immediatamente corrette relazioni professionali e sindacali nei confronti della redazione”. La decisione, spiegano i giornalisti, “deriva dallo sconcerto e dalla rabbia per come direzione e azienda stanno gestendo la vendita dei giornali locali del Nord-Est, cessione non ancora perfezionata ma che ha già comportato il passaggio all’Ansa dei contenuti nazionali prima realizzati dalla nostra testata. Questo contratto ha comportato la chiusura del settore che si occupava di fornire i contenuti Stampa ai suddetti giornali. I colleghi sono stati ridistribuiti in altre sezioni del giornale, ma senza essere stati consultati o contattati, cosa espressamente richiesta dal Comitato di redazione alla direzione. Una mancanza di rispetto personale e professionale che l’assemblea stigmatizza e che è indice di una pessima considerazione del corpo redazionale”.

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