Mentre il ministro delle Imprese Adolfo Urso annuncia interventi sul caro voli a estate ormai inoltrata, quella del Lavoro Marina Elvira Calderone ha preso tempo fino a martedì 25 luglio per il confronto con le parti sociali sull’emergenza caldo che provoca malori e incidenti. Il dossier è allo studio ma ancora non c’è nulla di concreto, mentre si valuta anche l’eventuale nodo risorse. Sindacati e opposizioni chiedono di accelerare e varare il prima possibile interventi ad hoc per le situazioni più a rischio. Agire subito con misure incisive e soprattutto pensate con un meccanismo che ne consenta l‘applicazione tempestiva, perché mentre si ragiona su protocolli e decreti su cig e smart working “i morti sul lavoro aumentano”.

Per la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David “bisogna agire con urgenza, martedì è già tardi: bisogna allargare a tutti i lavoratori e le lavoratrici la cassa per ondate di calore: se vai oltre tot gradi i lavoratori si devono poter fermare con a disposizione una cassa che possa essere usata ovunque”. Questo è quello che serve per Re David, che chiosa: “Le trattative nei luoghi di lavoro poi ce le facciamo da soli”. E un protocollo “non capisco come possa essere utile”. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, per sgombrare il campo da ambiguità e procedure farraginose aveva chiesto un provvedimento che stabilisca il livello della temperatura oltre il quale non si deve continuamente a lavorare “in modo che non sia un arbitrio”.

Al momento, per Inps e Inail la soglia di calore che fa scattare la cassa integrazione è 35 gradi ma l’Inps ha già chiarito che per l’eccezionale ondata di caldo è possibile attivare la cig anche sotto quel livello se si lavora sotto il sole. Sulla questione, all’interno del fronte sindacale, c’è chi va oltre e pensa che bisogna fissare un “automatismo” che consenta di fermare l’attività una volta superate soglie critiche. A chiederlo è il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Noi vogliamo l’automatismo. La cassa integrazione c’è già. Deve però chiederla il datore di lavoro. Ho dei dubbi che questo possa avvenire per un rider o per chi lavora nei campi. Con l’automatismo, sarebbe obbligato”. Altra priorità è considerare quali siano le categorie più a rischio: “Penso agli agricoli, ai rider, ai camionisti e gli autisti, oltre a chi lavora nei cantieri edili, penso a chi è esposto al sole. Se si superano i 33 gradi l’attività si ferma”.

Anche Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria del Partito democratico, in una nota chiede che “già nell’incontro di martedì con i sindacati la ministra Calderone sia in grado di assicurare l’attuazione di periodi di interruzione del lavoro nelle ore più calde, e, nei casi più esposti, il ricorso a strumenti di cassa integrazione, che non devono essere affidati alla valutazione discrezionale dei datori di lavoro, ma, come per il Covid, devono scattare automaticamente, a seguito del raggiungimento di parametri oggettivi (temperatura percepita superiore a un certo grado)”. In parallelo “bisogna anche adottare misure a tutela dei produttori, che, a causa di tali sospensioni, potrebbero trovarsi a pagare penali legate ai ritardi di consegna. Bisogna verificare che tutti i dispositivi di protezione e la climatizzazione siano garantiti anche per chi lavora al chiuso”.

Il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera per Alleanza Verdi Sinistra Franco Mari, primo firmatario di un’interrogazione parlamentare ai ministri della salute e del lavoro sul tema, chiede a sua volta al governo “se non ritiene necessario ed urgente adottare iniziative per disporre l’emanazione di indicazioni-disposizioni precise per i datori di lavoro in cui si richieda l’adozione di misure strutturali ed organizzative adeguate per la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori rispetto al rischio da stress termico, nonché la sospensione delle attività nei settori che non erogano servizi essenziali, nelle ore centrali della giornata”.

La senatrice M5s Elisa Pirro nei giorni scorsi aveva poi presentato una mozione al Senato per chiedere al governo “l’adozione di misure urgenti con le quali si imponga il divieto di svolgere, nelle ore più calde dei mesi estivi per i giorni in cui viene segnalato un rischio per la salute “alto”, lavori che comportino una prolungata esposizione al sole, nonché un’attività fisica intensa”.

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