Botta e risposta tra Confindustria e sindacati in tema di misure per prevenire i malori sui posti di lavoro dovuti a condizioni di caldo eccessivo. Circostanza che può avere anche esiti tragici come dimostrano le vittime degli ultimi giorni e gli allarmi da tempo lanciati dai sindacati. “Serve un protocollo per cassa integrazione e smart working per i lavoratori, come durante il Covid-19″, ha detto oggi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Difficile capire l’utilità dello smart working per i lavoratori più interessati al problema, ossia chi è impiegato nei campi o nei cantieri oltre a magazzinieri, rider ed operatori della logistica. Ma il leader degli industriali sottolinea che in questo modo gli impiegati potrebbero evitare lo spostamento da casa all’ufficio. La possibilità di accesso alla cig per eventi estremi esiste già ma, a detta anche dei sindacati, andrebbe semplificata. Sta di fatto che il presidente degli industriale non accenna a misure che possono essere prese direttamente dalle imprese ma invoca altri sostegni pubblici. I sindacati spiegano che il protocollo ha tempi lunghi e che invece le misure servono subito. “Non c’é tempo di discutere protocolli. Serve subito un decreto legge che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 °C”, afferma il segretario della Uil Pierpaolo Borbardieri con un post sui social. “Stiamo chiedendo al governo di fare un decreto immediato. Sento che c’è chi parla di fare protocolli, ora non c’è tempo. Bisogna agire subito, non si può accettare che la gente muoia sul lavoro per il caldo” dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini.

Per Bonomi “pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che deve fa riflettere tutti, non è un tema solo delle associazioni datoriali, è un tema dei sindacati ed è un tema del governo”. Ieri si è riunito un primo tavolo governo-imprese-sindacati sul tema che però si è concluso con un rinvio alla settimana prossima, senza alcun intervento concreto. Oggi l’Inps specifica che “è possibile attivare la Cig anche per una temperatura sotto i 35 gradi se si lavora sotto il sole o se l’umidità dell’aria aumenta il valore del caldo percepito. Bisognerà infatti tener conto della tipologia di attività svolta e delle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori”. L’Inps ricorda che l’integrazione salariale per eventi meteo è invocabile quando le temperature risultino superiori a 35 gradi. Ma ci sono delle deroghe come appunto nel caso di mansioni che si svolgono in condizioni di particolare rischio.

Le aziende non usano ancora abbastanza la cassa integrazione per il caldo e sono “meno abituate” a farlo, ha spiegato stamane il direttore generale dell’Inail, Andrea Tardiola, a margine del convegno “Cambiamenti climatici e lavoro”. “Nel 2022 il numero di aziende che ha chiesto la cassa integrazione per il caldo è stato pari a circa 4.800, un numero importante, ma certamente non eccessivo“, puntualizza il direttore generale dell’Inps, Vincenzo Caridi che aggiunge “a giugno le domande sono state poche, ma ci aspettiamo con l’ondata di caldo di luglio un aumento delle richieste molto elevato, anche dovuto alla maggiore consapevolezza su questo argomento”. Inail e Cnr puntano anche sulla prevenzione attraverso il progetto “Worklimate 2.0”, mettendo a disposizione sul sito www.worklimate.it mappe che prevedono, fino a tre giorni, le aree geografiche dove si concentrano i maggiori rischi derivanti dal caldo, colorandole di rosso vivo. La scala del pericolo per i lavoratori va dal verde, nessun rischio, al rosso, livello massimo, passando per il giallo e l’arancione, che indicano rispettivamente un basso e un moderato rischio.

Caso emblematico a Chiavari, in provincia di Genova, dove i lavoratori della Hi Lex , azienda che costruisce componenti per auto, hanno chiesto all’azienda di prolungare l’accensione dell’aria condizionata oltre le 19, visto che l’ultimo turno di lavoro che inizia alle 14 finisce alle 22. “Al rifiuto categorico della direzione aziendale, la rsu unitariamente, ha deciso di proclamare uno sciopero di un’ora a fine turno di lavoro già ieri. Sciopero che è proseguito oggi con le stesse modalità”, spiegano i dipendenti. “Fate conto – ha detto Paolo Davini della Fiom Tigullio – che si lavora a linee di montaggio chiuse dove l’operaio ha davanti lastre di plexiglass e che il capannone ha solo due porte dalle quali però non entra un refolo d’aria. Il capannone si scalda e quando viene spenta l’aria condizionata l’ambiente diventa rovente”.

Da giorni si dibatte su questa ondata di temperature torride e sulla necessità di prendere provvedimenti per i lavoratori, in particolar modo per quelli chiamati ad operare all’aperto talvolta in condizioni disumane. “Come M5s nei giorni scorsi abbiamo depositato una mozione per chiedere al governo interventi immediati, che portino al divieto di svolgere lavori che comportino una prolungata esposizione al sole nelle ore più calde della giornata”, scrive in una nota la senatrice M5s Elisa Pirro. “Sull’emergenza caldo sui luoghi di lavoro, che già troppi morti e malori hanno visto in questi giorni, la ministra Calderone e la destra prendono tempo e perdono tempo. Hanno ragione le organizzazioni sindacali a protestare e a chiedere un cambio di marcia”, afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

“Per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori – nota la Coldiretti relativamente alle mansioni agricole – è necessario adottare delle strategie ad-hoc che preservano tanto la salute dei lavoratori che la qualità del prodotto in campo che rischia di andare irrimediabilmente perduto, dall’utilizzo dei dispositivi di protezione allo stop alla raccolta nelle ore più calde fino al lavoro notturno”. Per Romano Magrini, responsabile del lavoro della Coldiretti, intervistato a Menabò su Radio 1, fermare i lavoratori agricoli oggi significherebbe mettere a rischio la raccolta: “Oggi abbiamo la necessità di avere i lavoratori a pieno regime perché abbiamo il massimo della produzione e della raccolta, in questo momento. La cassa integrazione significa fermare le macchine, fermare l’attività, fermare la raccolta”, ha spiegato, proponendo di rimodulare l’orario di lavoro per evitare le ore più calde.

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