“È come se fossi nata il 6 luglio scorso. Ho sempre desiderato sin da piccola essere riconosciuta nella mia identità di genere e quindi quando mi è stata offerta questa possibilità ero al settimo cielo. È importante per me ma non solo per me, perché ci sono molte altre persone che possono intraprendere questo percorso. Non me lo aspettavo, quindi non ero più nella pelle, gridavo, piangevo, ero davvero euforica e felice”. Sono le parole di Emanuela, alla quale il tribunale di Trapani dopo 20 anni di battaglie ha riconosciuto il diritto di cambiare nome e identità di genere all’anagrafe senza alcun intervento chirurgico effettuato o programmato e senza alcuna terapia ormonale, anche se è un uomo.

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Arresto per occupanti e sfrattati: la proposta di legge leghista scatena un’altra caccia al povero – L’APPELLO

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Chi offende le donne pensa di autoassolversi prendendo le distanze. Da chi, da se stesso?

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