“Parlare di unità, di ‘Paolo che deve essere di tutti’ e poi lanciare un attacco diretto alle Agende Rosse, e quindi a me, accusandomi di andare dietro a chissà quali teorie balzane… mi dispiace ma questo davvero non lo posso accettare, nemmeno dal marito di mia nipote”. Così Salvatore Borsellino risponde alle dichiarazioni di Fabio Trizzino, avvocato dei figli di Paolo Borsellino e marito di Lucia. Una risposta amara, dopo che Trizzino, sulle pagine di Repubblica Palermo, aveva rivolto delle critiche proprio al movimento fondato dal fratello del magistrato ucciso il 19 luglio. “A volte mi chiedo se le Agende rosse siano veramente al servizio della ricerca della verità – ha detto Trizzino – per arrivare a una ricostruzione corretta, oppure se sono innamorate di una tesi, quella della Trattativa, in maniera dogmatica e la portano avanti nonostante la plausibilità di ricostruzioni alternative”. Una Trattativa che, secondo l’avvocato dei figli di Paolo Borsellino, non “ci ha convinto, come non ha convinto i giudici”. Si fa, dunque, sempre più teso il clima politico in attesa della giornata di commemorazione della strage di Via D’Amelio, quando il 19 luglio di 31 anni fa l’esplosione di una bomba sotto la casa della madre del magistrato mise fine alla sua vita e a quella degli uomini e le donne della sua scorta.

Come già avvenuto per il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, anche per il prossimo 19 luglio, la Cgil – insieme a una serie di sigle tra cui anche Agende Rosse, riunite nel Comitato 19 luglio – ha annunciato una manifestazione che partirà dall’albero Falcone, ovvero lì dove lo scorso maggio è stato impedito al corteo di arrivare. Un corteo presentato da un manifesto: “La politica deve avere le carte in regola per combattere la mafia: questo significa essere credibili nei propri comportamenti. Significa valorizzare la ‘questione morale’ e non legittimare figure politiche della nostra attuale classe dirigente (come Dell’Utri, Cuffaro e molti altri) che hanno avuto collegamenti accertati con la stessa”, si legge. Nel manifesto, poi, anche un passaggio sulla presidente meloniana della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, la cui elezioni è definita “inopportuna”: “Inopportunità – si legge ancora – dovuta ai suoi rapporti con Luigi Ciavardini, condannato, in via definitiva, come esecutore materiale della strage di Bologna”. Un attacco, dunque, alla presidente che sarà presente il 19 luglio durante le commemorazioni per la strage.

Colosimo è però stata difesa da Trizzino: “Nella scorsa legislatura la mia audizione in commissione Antimafia, auspicata dall’allora presidente Nicola Morra, non ha trovato tempi e modi per essere realizzata. Forse perché le tesi portate avanti dalla famiglia Borsellino venivano ritenute non in linea con una certa narrazione? L’attuale presidente della commissione, Chiara Colosimo, ha invece subito manifestato la sua disponibilità alla mia audizione”. Parole critiche anche in merito al corteo della Cgil: “Io credo che la politica debba restare furi dal 19 luglio. Nel nostro Paese esiste peraltro un problema reale di riequilibrio dei poteri: l’atteggiamento di una parte della magistratura ha esondato. Chi è al governo, legittimamente eletto, ha il diritto di fare una riforma della giustizia”. Dichiarazioni dunque perfino a favore della discussa riforma voluta da Carlo Nordio che hanno provocato l’infuocata reazione del fratello del giudice, Salvatore Borsellino, che, parlando con l’Adnkronos, si è detto “incazzato”: “Da avvocato Trizzino dovrebbe sapere che la trattativa non è stata smentita, è solo stata considerata non reato”, ha sottolineato Borsellino. E ha continuato: “Non posso accettare che si accusino le Agende Rosse, e quindi me, di andare dietro a un’idea e non di ricercare la verità come ho fatto, e continuo a fare, in tutti questi anni. Non sono solo deluso, mi perdoni il termine, sono incazzato”.

Ad una settimana dall’anniversario, si fanno dunque sempre più infuocate le polemiche riguardo alla giornata di commemorazione. Giornata che vedrà contrapporsi il corteo della Cgil a quella della Nuova Democrazia cristiana (ma Totò Cuffaro, in viaggio in Burundi, non ci sarà) e della destra, promosso dalla vicesindaca di Palermo, la meloniana Carolina Varchi. Saranno in momenti diversi – quello della Cgil e delle altre sigle partirà alle 14.30, quello di Fdi dalle 19, stesso orario per quello della Nuova Dc che poi confluirà nel corteo dei meloniani – ma simbolicamente la divisione è netta: “Ci saranno due manifestazioni – ha detto ancora Salvatore Borsellino – ma non vedo perché quella organizzata da giovani e da studenti, a cui fra l’altro io, le Agende Rosse e la Casa di Paolo abbiamo aderito, debba essere definita alternativa. Il corteo sarà composto dalle stesse persone che il 23 maggio sono arrivate in via Notarbartolo e in maniera poco edificante sono state fermate quando stavano per arrivare all’albero Falcone per il minuto di silenzio. Ecco, questo non accadrà il 19 luglio: in via D’Amelio saranno i benvenuti”.

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