Gli audio e le immagini delle torture nelle camere della questura di Verona? Non sarebbero mai andate in onda. Le intercettazioni dei manager di Autostrade dopo il crollo del Ponte Morandi? Non sarebbero mai state pubblicate. Sono soltanto alcuni esempi di conversazioni intercettate e notizie che, secondo il ddl di riforma della giustizia varato dal ministro Carlo Nordio, i cittadini non avrebbero mai dovuto conoscere.

A denunciarlo con un flash mob è la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), in apertura del Consiglio nazionale in corso a Roma, che ha protestato contro il ddl Nordio e la stretta prevista sulle intercettazioni. Un provvedimento, quello voluto dal governo Meloni, bollato come un “nuovo bavaglio all’informazione“. Anzi, secondo Liana Milella, cronista di Repubblica ospite del Consiglio, “sarà un blackout tombale. E questo passaggio non sarà l’ultimo, perché c’è una guerra di questo governo sulle intercettazioni”.

Nel provvedimento si riscrive la disciplina del divieto di pubblicazione dei contenuti dei nastri, prevista dall’articolo 114 del codice di procedura penale: se adesso è vietato riportare sui media soltanto quelli non depositati dai pm o non acquisiti su richiesta dei difensori, da domani il divieto si estenderà a qualsiasi dialogo che non sia stato “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. In pratica, denuncia Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi, “notizie di pubblico interesse rischiano di essere oscurate, facendo calare il buio sulla democrazia“.

A luci spente, in sala è stato proiettato un breve video con alcuni esempi delle notizie che i cittadini potrebbero non conoscere più. Poi, le luci degli smartphone hanno illuminato la sala, per testimoniare simbolicamente la volontà di opporsi a norme che danneggerebbero il diritto e il dovere di cronaca. Quindi, sono stati mostrati alcuni cartelli neri per richiamare il buio, ma anche le pagine oscurate dei giornali. “Non c’è alcuna necessità di interventi legislativi così invasivi. Vogliamo davvero essere un’eccezione in Europa? Per sapere dello scandalo Qatargate all’Europarlamento saremo costretti a comprare un giornale belga, francese o tedesco? Il governo ci spieghi che nesso c’è con la democrazia“, ha concluso il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.

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