Seneca è la scelta per la seconda prova del liceo classico. Il ministero ha proposto ai ragazzi un brano di “Epistulae Morales ad Lucilium” una raccolta di 124 lettere suddivise in 20 libri, scritte negli ultimi mesi di vita. Seneca – dicono i docenti e gli esperti – è la “solita minestra riscaldata”. Non usciva dal 2017 ma sale al primo posto della classifica degli autori più proposti alla “maturità”: ben sedici volte dal Dopoguerra ad oggi. Dunque, uno scrittore che seppur studiato a scuola, non era atteso perché troppo scontato.

Il testo affidato ai ragazzi era commentato da Ugo Boella. Nel “pezzo” scelto, Seneca mostra all’amico come cercare il favore della folla non porta alla felicità ma alla follia. Le lettere esordiscono quasi sempre con un’osservazione relativa a un argomento di vita quotidiana, procedendo verso un principio filosofico estratto dalla stessa. Molti dei temi trattati nell’opera costituiscono cardini della filosofia stoica tra cui il disprezzo della morte, l’imperturbabilità d’animo del saggio e la virtù come bene supremo.
Ai candidati sono state poste tre domande alle quali rispondere con un massimo di dodici righe ciascuna o un testo unico da trentasei righe al massimo.

Il primo quesito riguarda la comprensione del testo: è chiesto di illustrare con “opportuni punti di riferimento” il modello di vita del volgo e del saggio. Il secondo interrogativo chiede di mostrare attraverso il passo proposto le caratteristiche dello stile o del modo di argomentare di Seneca. Il terzo quesito impegna i ragazzi a riflettere sui saggi che non seguono onori e ambizioni. Tradotto in epoca moderna: un appello a non guardare ai “miti” odierni, a non inseguire gli influencer.

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