di Susanna Stacchini

Ho provato in ogni modo a dissuadermi da questa idea, ma niente. Sono a malapena riuscita a non dire la mia a caldo e solo di pancia. La gestione pubblica della morte di Silvio Berlusconi ha dell’incredibile. Scene da teatro dell’assurdo, con l’aggravante che non fanno ridere. Utili solo a renderci risibili agli occhi del mondo.

Certo la morte è sempre la morte, l’ultimo estremo evento della vita e in quanto tale non può lasciare indifferenti. La morte è la fine definitiva e irreversibile della vita e di tutto ciò che ha comportato, affetti, gioie, dolori, interessi, lavoro e quant’altro. Un evento capace di scatenare emozioni profonde, le più ancestrali. Ma, al netto di tutto questo, trovo comunque insopportabile ridursi ad incensare Berlusconi, cantandone le lodi. Nemmeno fossimo al sepolcro del Giovedì Santo.

Per rispetto delle tante persone oneste e oserei dire, soprattutto per rispetto di coloro che hanno scontato, o stanno scontando la loro pena, magari rinchiusi in una cella di un carcere qualunque, in totale solitudine e nell’indifferenza generale, non è corretto limitarsi a raccontare Berlusconi come grande imprenditore della telecomunicazione e del calcio, fino a farsi prendere la mano, e definirlo senza arrossire grande statista. Ma davvero l’onestà intellettuale è diventata una parola così vuota, priva di significato e obsoleta, da non sentirsi nemmeno in imbarazzo nell’imbastire una narrazione tanto fuorviante?

E’ impressionante quanto la questione morale, tirata in ballo da Enrico Berlinguer nella storica intervista rilasciata a Eugenio Scalfari il 28 luglio 1981 non riesca ad invecchiare. E’ attuale oggi come allora. Berlusconi deve essere ricordato quantomeno anche come pregiudicato. Durante i suoi governi, di buone leggi, ricordo l’uso obbligatorio del casco, il divieto di fumo nei locali pubblici e la patente a punti. Certo, tanto di cappello, ma ricordo pure le tante leggi volte a gambizzare il processo penale e la giustizia nel suo complesso, con il preciso intento di fuggire dai numerosi processi che lo vedevano coinvolto come imputato. Mi limito a citare la legge sul legittimo impedimento e la prescrizione breve, avendone fatto le spese in prima persona.

Certo anche gli altri governi, salvo almeno in parte i governi Conte, non hanno fatto di meglio. Quelle leggi sono ancora lì, intatte. Nessuno ha osato abolirne una. Anzi, ogni Governo che passa mette mano alla Giustizia, riuscendo sempre a peggiorarla, sia mai che dovesse funzionare. Ma il vero peccato originale è che ad oggi nessun Governo è stato in grado di fare una legge decente sul conflitto d’interesse, accettando così, senza battere ciglio, il persistere di un’anomalia tanto nefasta.

Evidentemente è stato, e lo è tuttora, considerato normale che una persona proprietaria di televisioni e giornali potesse fare politica ai più alti livelli, riuscendo così a penetrare in modo capillare nelle istituzioni, al punto di aver ipotizzato che potesse diventare Presidente della Repubblica. Ed è per questo tacito accordo bipartisan che oggi l’Italia è costretta a mandare in scena questa farsa. Costretti a raffigurare Berlusconi come un beato da santificare, con tanto di funerali “di Stato”, lutto nazionale e bandiere italiane ed europee a mezz’asta.

Tutto questo è semplicemente incredibile e oltraggioso per i tanti “Uomini di Stato Veri”, morti sacrificando la propria vita, nel contrasto alla mafia, in favore della legalità, del bene comune e della democrazia, quella con la D maiuscola.

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