“So vecchio, devo assettare”: rispondeva così, nel suo slang calabro-americano, Rocco Commisso ai tifosi che lo volevano in curva alla sua prima da presidente della Fiorentina, contro il Napoli nel 2019. C’è da dire che da allora è stato poco “assettato”: ha mostrato sia una verve che una visione che di vecchio hanno francamente poco. Il tutto con due trofei sfiorati in una stagione, compresa una coppa europea sfumata al 90esimo della finale: per un club che non vince da 22 anni non è roba di poco conto. Perché Rocco Commisso non è solo slang, non è il personaggio pittoresco delle sfuriate, dei discorsi in terza persona e dei video caricaturali: è un presidente moderno che sa quello che vuole, che ha capito come funziona il calcio in Italia e piuttosto che adeguarsi a schemi e rituali ha deciso di fregarsene facendo il contrario, semplicemente. Si guardi ad esempio alle plusvalenze: la voce più corposa del bilancio della Viola semplicemente perché ha venduto prima Chiesa e poi Vlahovic alla Juventus, mentre per quanto riguarda quelle fittizie proprio una proposta di Commisso per arginarle, la creazione di una camera di compensazione, è diventata uno strumento di trasparenza Fifa. Nel suo decalogo, datato 2021, c’erano pure diversi punti volti ad arginare il ruolo (e soprattutto il potere) dei procuratori: figura che Commisso ha messo nel mirino da subito (e in particolare dopo il caso Vlahovic).

E in una politica dei piccoli passi i risultati sportivi sono apprezzabili pur senza aver caricato troppo sul fronte cartellini e ingaggi: dopo due anni altalenanti (e con alcune scelte sbagliate) è arrivato il ritorno in Europa, dove la squadra mancava da cinque anni, una finale di Coppa Italia persa senza demeritare e soprattutto una finale europea che la Fiorentina avrebbe persino meritato di vincere. Tutto ciò con investimenti mirati e senza effetti speciali in un calcio italiano dove mancano i primi e i secondi mostrano di non avere più grande senso, visto che nella maggior parte dei casi i conti permettono al massimo vecchie glorie: più che a (furono) campioni per solleticare l’entusiasmo nell’immediato, Commisso ha guardato al lungo termine. Il Viola Park, il centro sportivo che ospiterà tutte le formazioni viola, comprese giovanili e squadra femminile, è una sua scelta e un investimento voluto (e pagato oltre 100 milioni di euro) dal massimo dirigente, che tuttavia sempre restando al campo delle strutture ha definito la vicenda dello stadio il suo più grande fallimento. Effettivamente quello del Franchi, definito dallo stesso Commisso “la cosa più merdosa mai inventata” in un’intervista al Financial Time, è uno dei più grandi crucci del presidente viola, nonché un grosso punto interrogativo per tifosi e squadra in vista della prossima stagione.

Non l’unico dei punti interrogativi che Rocco Commisso si troverà davanti. Chi guiderà la Fiorentina l’anno prossimo? Italiano è una sua invenzione, l’ha sempre difeso e i frutti sono arrivati, con un settimo e un ottavo posto in campionato, con finale e semifinale di Coppa Italia, la Conference League. E poi calciatori che grazie al lavoro del tecnico hanno accresciuto il proprio valore come Milenkovic, Igor, Castrovilli, Amrabat, Sottil. Riuscirà a trattenerlo nonostante sia finito nel mirino del Napoli (e non solo)? E a seconda di chi sarà l’allenatore ci saranno anche da valutare le operazioni per migliorare la rosa: la base da Nico Gonzalez a Milenkovic ad Amrabat è buona (a patto di mantenerli tutti, e non sarà facile), va risolta però la grana di un attacco sterile.

Commisso ha sempre difeso la scelta di prendere Jovic e Cabral dopo Vlahovic (“Uno è costato 15 milioni, l’altro 0 euro: hanno segnato il doppio di Vlahovic e abbiamo 70 milioni in più” ha dichiarato) ma nessuno dei due è arrivato in doppia cifra in Serie A. Per provare a riportare la Fiorentina in Champions, obiettivo realistico e realizzabile, bisognerà valutare (anche) questo aspetto: Cabral ha segnato 17 gol in stagione, di cui la metà in Conference, appare scontato puntarci ancora. Da valutare il da farsi invece con Jovic. Sfide cui Commisso presumibilmente risponderà in controtendenza: e in una Serie A dominata da un Napoli che invece di spendere miliardi taglia il monte ingaggi ed è guidato da un presidente altrettanto noto per sfuriate e intemerate verbali, e con la Fiorentina che arriva in fondo nelle coppe in Italia e in Europa chi può dire che non sia la controtendenza la strada giusta?

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