Sono già più di 20 i villaggi allagati dall’attacco alla diga Nova Kakhovka sul fiume Dnipro, a circa 20 miglia (30 km) a est della città di Kherson. Il livello dell’acqua dopo la distruzione era salito di 2,5 metri a valle. L’agenzia di stampa statale russa TASS ha riferito, citando i servizi di emergenza, che 11 campate su 28 sono state distrutte.

La diga attraversa l’enorme fiume Dnipro dell’Ucraina, trattenendo un enorme serbatoio d’acqua. E’ alta 30 metri e larga centinaia di metri. Fu costruita nel 1956 come parte della centrale idroelettrica di Kakhovka. Il serbatoio contiene circa 18 chilometri cubi di acqua, rifornendo la penisola di Crimea a Sud, così come la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, a Nord. Infine aiuta anche ad alimentare la centrale idroelettrica di Kakhovka che ha una capacità installata di 357 MW.

L’acqua del bacino idrico viene distribuita con il canale della Crimea settentrionale, e con il canale Dnepr-Kryvyj Rih, per irrigare in vaste aree dell’Ucraina meridionale e della Crimea. È gestita da Ukrhydroenerho. Le immagini fisse e il video mostrano una massiccia breccia nella diga, con l’acqua che la attraversa e si riversa a valle in direzione di Kherson. Non è chiaro quando esattamente la diga sia stata danneggiata per la prima volta, ma le immagini satellitari verificate dalla BBC suggeriscono che le sue condizioni si sono deteriorate nel corso di diversi giorni. Una strada che attraversa la diga sembra essere danneggiata dal 2 giugno, ma non sembra esserci un cambiamento nel flusso dell’acqua fino al 6 giugno, quando il video mostra chiaramente la rottura del muro e il crollo degli edifici vicini.

Il fondatore di Conflict Intelligence Team Ruslan Leviyev sottolinea che lo scarico dell’acqua può essere visto nelle immagini scattate prima della rottura della diga. “A giudicare dallo scarico sotto il tratto di strada crollato, la diga è collassata gradualmente da sola. Questo potrebbe essere il motivo per cui una parte della strada è crollata, considerando che lì c’era un buco da molto tempo”. Allo stesso tempo, testimoni oculari hanno raccontato a The Economist di una esplosione assordante che si è sentita a Kakhovka al mattino.

Allo stato attuale quindi non c’è molta chiarezza sui fatti. L’Ucraina accusa la Russia di aver distrutto la diga, mentre la Russia accusa l’Ucraina. Sebbene tutte le comunità colpite si trovino sul territorio sovrano ucraino, molte di esse si trovano in quelle regioni che la Russia controlla e afferma di aver annesso. Le conseguenze dannose della distruzione della diga sono tali (tra cui, ad esempio, l’interruzione dell’approvvigionamento idrico della Crimea) che dal semplice fatto della distruzione della diga non possiamo concludere con certezza chi sia stato o nell’interesse di chi fosse. Se la diga è stata danneggiata dai bombardamenti ucraini, come sostiene la Russia, allora questo si qualificherebbe come attacco ai sensi dell’art. 49 AP I (Additional Protocol I to the Geneva Conventions), che si applica “a tutti gli attacchi in qualunque territorio condotto, compreso il territorio nazionale appartenente ad una Parte in conflitto ma sotto il controllo di una Parte avversaria”. Ma se il danno iniziale alla diga è stato causato dalla Russia, ad esempio danneggiando una paratoia che poi, in una catena catastrofica di eventi, ha portato al crollo dell’intera diga, è un po’ meno chiaro se questo evento possa qualificarsi come un “attacco”.

Il presidente Zelensky ha usato il termine “ecocidio” per descrivere la distruzione della diga. Non a caso in una apposita disposizione dell’AP I, art. 56, vengono disciplinati specificamente gli attacchi agli impianti contenenti forze pericolose, come le dighe. Di sicuro tra le varie motivazioni del conflitto russo-ucraino spicca la questione idrica della Crimea. La penisola, passata sotto il controllo del Cremlino, ha di recente affrontato una lunga serie di crisi legate all’approvvigionamento d’acqua che hanno avuto un notevole impatto a livello sociale ed economico sulla popolazione.

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