L’unica cosa certa dopo l’attacco alla diga di Nova Kakhovka, sul fiume Dnepr, è che si è passati a un nuovo livello dell’escalation del conflitto ucraino. Rimangono ignoti, al momento in cui si scrive, gli esecutori materiali, i mandanti e gli obiettivi di questa mossa, ma entrambe le parti potrebbero trarre vantaggi strategici dalla distruzione dell’infrastruttura. Kiev accusa Mosca di “ecocidio” e “crimini di guerra”, sostenuta dai suoi alleati europei, mentre la Russia punta il dito contro gli uomini di Zelensky.

Un passaggio verso i territori controllati dai russi: ecco perché favorisce Mosca
La rottura della diga con conseguente dispersione delle acque del Dnepr può favorire entrambe le parti. Gli ucraini sostengono che Mosca, che controlla la centrale idroelettrica e il villaggio adiacente di Nova Kakhovka, abbia minato dall’interno la sala macchine della struttura. Il motivo di un gesto all’apparenza controproducente per gli uomini di Vladimir Putin va ricercato nei timori per le conseguenze della controffensiva ucraina. Il passaggio al di sopra della diga rappresenta uno dei pochi punti attraverso i quali i militari di Kiev possono attraversare il fiume in quella zona e conquistare territori in aree al momento sotto il controllo dei russi. Inoltre, secondo quanto riportano fonti ucraine, gli allagamenti nei villaggi circostanti hanno provocato inevitabili evacuazioni che i russi starebbero colpendo con attacchi mirati nella regione di Kherson.

Nonostante ciò, dal fronte ucraino fanno sapere che l’attacco “non dovrebbe avere impatti sull’offensiva delle forze a difesa dell’Ucraina”, come spiegato dal tenente generale Serhiy Nayev. “Il comando militare ha tenuto pienamente conto di tali azioni insidiose del nemico e, di conseguenza, non dovrebbero danneggiare la nostra offensiva in quelle direzioni in cui l’acqua potrebbe riversarsi”, ha aggiunto. Un avvertimento era stato lanciato nei mesi scorsi proprio dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che chiese all’Occidente di esortare la Russia a non far saltare in aria la diga, avvertendo che avrebbe inondato una vasta area dell’Ucraina meridionale.

Togliere l’acqua alla Crimea: ecco perché favorisce Kiev
Stando a quanto dice la Federazione, invece, a colpire l’infrastruttura con colpi di artiglieria sono stati i militari di Kiev che, a loro dire, ne avrebbero tratto i principali vantaggi. L’allarme era già stato lanciato a ottobre, come ricorda sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova: “Fin dal 21 ottobre dell’anno scorso la Russia aveva avvertito il segretario generale dell’Onu dei piani del regime di Kiev di distruggere la centrale idroelettrica di Kakhovka. Domanda per il segretario generale: cosa è stato fatto?”, scrive Zakharova pubblicando la lettera a quel tempo inviata dal rappresentante permanente di Mosca alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya. “Le forze ucraine – scriveva Nebenzya – valutano la possibilità di far passare mine d’acqua lungo il corso del Dnepr oppure di compiere un attacco missilistico. Un tale attacco da parte dell’Ucraina porterà a un’inondazione catastrofica dei territori limitrofi e a danni irreparabili per la città di Kherson. Il prezzo possono essere le vite di migliaia di incolpevoli cittadini. Esorto con forza a fare tutto il possibile per evitare questo tremendo crimine”, concludeva la lettera di Nebenzya. Vero è che, come si è visto nelle ore successive all’esplosione, i danni provocati dalle inondazioni hanno interessato anche molti territori al momento controllati dalle truppe ucraine.

Ma ci sono altri elementi da tenere in considerazione. Primo fra tutti il fatto che quella diga rappresenta una fondamentale fonte di approvvigionamenti idrico per gli abitanti della Crimea, regione occupata da Mosca ormai dal 2014 e che Zelensky ha più volte dichiarato di volersi riprendere nell’ambito della controffensiva ucraina. Ma non solo, l’acqua del bacino rifornisce a nord anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, attualmente in mano sempre ai militari russi dopo mesi di combattimenti senza tregua.

Proprio riguardo a Zaporizhzha, le conseguenze della distruzione della diga possono essere potenzialmente disastrose. L’acqua raccolta serve infatti al raffreddamento dal serbatoio. L’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha comunque dichiarato su Twitter che sta monitorando da vicino la situazione, ma che “non vi è alcun rischio immediato per la sicurezza nucleare dell’impianto”. Sulla stessa linea anche la società statale russa per l’energia nucleare Rosatom secondo cui non vi è alcuna minaccia per la centrale nucleare controllata da Mosca.

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Ucraina, residenti soccorsi ed evacuati dalle aree allagate di Kherson dopo l’attacco alla diga

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