Ora c’è una data. La proposta di legge di ratifica del Mes approderà in Aula alla Camera per la discussione generale il prossimo 30 giugno. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. “La ratifica del Mes per noi è un tema che poniamo dalla precedente programmazione, abbiamo insistito e il presidente su questo punto si è preso un impegno”, ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, al termine della conferenza dei presidenti dei gruppi, a proposito del timing per l’esame del ddl di ratifica. “Oggi abbiamo ottenuto l’impegno del Presidente Fontana a far approdare in aula la discussione sulla proposta di legge di ratifica in Italia della riforma del Mes. Finalmente la Camera si potrà pronunciare e il governo non potrà più tergiversare. Il nostro Paese è chiamato a dimostrare la sua serietà in Europa per il rispetto degli impegni presi. Ne va della credibilità dell’Italia e della stabilità dell’intera zona euro”. Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca. Fra un mese esatto ci sarà insomma un primo momento della verità dopo mesi e mesi e tira e molla e rinvii sulla questione. L’Italia è rimasto l’unico paese della zona euro a non aver ancora ratificato la riforma del cosiddetto fondo Salva stati che, nella sua nuova versione, avrà un ruolo anche nei salvataggi di banche in crisi.

Per questa ragione il governo italiano continua a ricevere sollecitazioni da autorità europee, altri stati membri e Banca centrale europea che, nel nuovo Mes vede un tassello fondamentale per avanzare sul fronte dell’Unione bancaria. “In Italia il Mes non so perché è vissuto come la Spectre (l’organizzazione criminale dei film di James Bond, ndr). Ma così non è. Io li conosco e posso dire che è un organismo intergovernativo che è servito ad affrontare la crisi del debito sovrano di alcuni Paese. L’Italia sarà costretta ad usarlo? Direi di no. Nessuno pensa che l’Italia lo debba utilizzare. Il problema è duplice. Il primo è di reputazione di uno Stato, nel senso che se si condivide un accordo la ratifica è successiva. Gli impegni internazionali vanno mantenuti. Il mio suggerimento è di andare verso la ratifica”, aveva affermato solo cinque giorni fa Paolo Gentiloni.

Il problema è che forze della maggioranza come Fratelli d’Italia e Lega si sono sempre dette contrarie alla ratifica. Fino a qualche mese fa parlare era relativamente facile poiché la pratica era comunque bloccata dall’attesa della pronuncia della Corte Costituzionale tedesca che aveva ritardato la firma di Berlino. Una volta arrivato anche il via libera tedesco, l’Italia ha temporeggiato, provando a fare della ratifica un elemento da giocare con Bruxelles nell’ambito di altre trattative, a cominciare dai fondi del Pnrr. Ora però il tempo sta per finire. Giorgia Meloni dovrebbe prendere atto che è giunto il momento delle decisioni irrevocabili.

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