Mentre Inter, Roma e Fiorentina si giocheranno le loro finali, la Juventus è di nuovo fuori dall’Europa. L’eliminazione ai supplementari contro il Siviglia brucia, perché vincere l’Europa League avrebbe potuto trasformare la stagione bianconera. Ora invece Max Allegri è tornato sotto accusa, nonostante le colpe di un’altra annata che si chiuderà senza vittorie siano da distribuire a più livelli: sul campo, invece, la Juve è seconda in campionato ed è arrivata quasi in fondo a una competizione europea, seppure non sia la Champions. Un ottimo risultato, considerando una stagione che anche Del Piero ha giustamente definito “folkloristica”, tra gli infortuni che hanno tormentato la squadra e le vicende giudiziarie, con una penalizzazione messa e poi tolta. Gli alibi di Allegri però finiscono qui: il gioco che latita è una sua responsabilità, così come le sconfitte pesanti in alcune partite chiave (c’è il precedente della semifinale di Coppa Italia contro l’Inter). Il Ramón Sánchez-Pizjuán è uno stadio difficile in cui fare risultato, il Siviglia è la squadra dominatrice dell’Europa League (6 titoli). Ma dire che la Juventus è stata eliminata perché “ha pagato l’inesperienza” significa raccontare quanto meno una mezza verità.

“Dispiace, ma più di così non si poteva fare. Abbiamo pagato l’inesperienza, sono passaggi necessari”, ha detto Allegri. Che poi ha ribadito: “Sono passaggi che la squadra deve fare, soprattutto i ragazzi che hanno poca esperienza internazionale“. E ancora durante l’intervista a Sky: “Sicuramente l’anno prossimo avranno più partite internazionali e miglioreranno nei dettagli”. L’allenatore bianconero ha voluto insistere su questo punto. In termini puramente anagrafici, gli unici due giocatori Under 21 utilizzati sono stati Iling-Junior e Miretti (entrato all’86esimo). Questo ragionamento vale fino a un certo punto, perché la Juventus scesa in campo a Siviglia è effettivamente una squadra abbastanza giovane. In campo c’erano quattro over 30, tra i subentrati solo Kostic ha “già” 30 anni. Anche l’Inter che gioca la finale di Champions ha nella formazione titolare giusto quattro over 30.

Però, non si può sostenere che nella formazione della Juventus non ci siano giocatori con esperienza internazionale. Szczęsny in carriera ha vinto 10 trofei tra Italia e Inghilterra, vanta 82 presenze nelle coppe europee. Danilo ha giocato con Porto, Real Madrid e Manchester City: quello che ha vinto è anche difficile solo da elencare, basta citare due Champions League, una Supercoppa Uefa e un Mondiale per club. Cuadrado ha vinto col Chelsea e poi con la Juventus, con la quale ha giocato anche l’ultima finale di Champions nel 2017. Per non parlare di Di Maria: campione del mondo, unico giocatore della storia ad aver segnato e vinto nella finale di tutti e quattro i grandi tornei riconosciuti dalla Fifa, ha in bacheca anche una Champions oltre ad altri 26 titoli. Per numero di titoli gli si avvicina Rabiot (è a quota 23). Mentre dalla panchina è entrato un altro campione del mondo, Paredes. A Siviglia nella Juventus hanno giocato anche due campioni d’Europa con l’Italia: Locatelli dall’inizio, Chiesa da subentrato. E ancora: Kean ha giocato una semifinale di Champions League col Psg, Kostic (anche lui subentrato) l’anno scorso l’Europa League l’ha vinta con l’Eintracht Francoforte.

Quindi, i giocatori con poca o nessuna esperienza internazionale utilizzati da Allegri sono stati Gatti e Bremer, Fagioli e IlingJunior, Vlahovic e Miretti. Sei su sedici. Troppo poco per sostenere che questo sia stato il fattore determinante. Ma la scusa sottolineata dal tecnico bianconero non sta in piedi per un altro motivo: a “tradire” sono stati soprattutto i giocatori di esperienza. Cuadrado con un’entrata folle ha rischiato di compromettere la partita e poi si è fatto saltare troppo facilmente nell’azione che ha portato al gol decisivo di Lamela. Di Maria con un pallonetto ha scialacquato un’occasione colossale. Chiesa, il più esperto tra i giovani, ha perso la palla che ha portato al pareggio di Suso e poi ha fallito il tiro che poteva portare in vantaggio la Juve proprio pochi secondi prima del gol eliminazione. La prestazione di squadra invece c’è stata eccome: la partita è stata equilibrata, con grandi parate di Szczęsny ma anche di Bono. I bianconeri l’hanno interpretata come dovevano e con un pizzico di fortuna in più potevano giocarsi la finale. E il merito è anche di Allegri, che sta puntando sempre più proprio sui giovani. È la strada da seguire, senza appellarsi a una presunta “inesperienza”.

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