Manca solo la Juve. Dopo l’Inter in finale di Champions, dopo la Roma in finale di Europa League e la Fiorentina di Conference, i bianconeri non riescono a rispondere all’appello per un clamoroso en-plein italiano nelle coppe. A Siviglia perde 2-1 ai supplementari, dopo l’1-1 a Torino ed essere stata anche in vantaggio nella ripresa. Affondata dal calore del pubblico, dal gioco estenuante dei padroni di casa che hanno scavato goccia a goccia la difesa bianconera. E dai gol di Suso e Lamela, due ex della Serie A nemmeno particolarmente rimpianti, che però nell’ingranaggio andaluso ritornano decisivi.

Il grande rimpianto dei bianconeri è non avercela fatta in una delle serate in cui si è vista davvero una delle Juventus migliori della stagione, almeno per un’ora, con intensità e qualità, e un’idea: difesa e contropiede, che è comunque uno stile di gioco diverso dal solito non gioco. Infatti la squadra di Allegri per una volta ha creato, a modo suo, pure tanto. Ed è quasi paradossale che si sia sciolta quando il più sembrava fatto. Alla fine mettendo tutto nel conto – il pareggio subito a tempo scaduto all’andata, il gioco migliore espresso, anche la topica dell’arbitro Makkelie che stasera non ha visto un rigore clamoroso -, in finale ci va comunque la squadra che l’ha meritato di più, il Siviglia. Però la Juve ci è andata davvero vicina.

Il rimpianto raddoppia considerando ciò che c’era in palio. Non solo una finale di coppa: con lo spauracchio della penalizzazione in campionato, la vittoria dell’Europa League restava forse l’unica speranza di giocare la prossima Champions, o quantomeno di mettere in difficoltà la Uefa di Ceferin. La Juve se l’è giocata bene, non abbastanza. Anche Allegri le ha indovinate tutte, ma fino a un certo punto. La sorpresa Kean dall’inizio, e la staffetta con Vlahovic che poi è stato (quasi) decisivo. L’atteggiamento di sempre, ma diverso dal solito: tutti dietro a difendere il pareggio, nemmeno il vantaggio dell’andata. Che però non vuol dire subire. La Juve, che la sua occasione sporca la strappa sempre, stavolta crea. Angolo e stacco di Gatti, come a Torino, Bounou è reattivo. Di Maria si infila e cerca un pallonetto d’esterno, troppo difficile persino per lui. Kean sfugge alla marcatura e colpisce il palo. Segna anche Rabiot, sullo scarico di Locatelli, ma c’era fuorigioco.

Si va a tremila allora, un ritmo che paradossalmente esalta i bianconeri: il Siviglia macina possesso ma la Juve accumula occasioni. Eppure devono ringraziare Szczesny e l’arbitro per non andare al riposo in svantaggio. Il portiere ha tolto dalla linea una testata di Ocampos. Soprattutto, allo scadere il direttore di gara Makkelie e il Var non fischiano rigore per un’entrataccia al limite di Cuadrado: l’unica giustificazione possibile è che sia avvenuto fuori area, anche se le immagini suggeriscono il contrario.

Si ricomincia da dove ci si era fermati. Col Siviglia che spinge e la Juve che spreca: altra volata in campo aperto di Rabiot, altra conclusione fuori di nulla. Come il colpo di testa subito dopo di Bremer. Cominciano a diventare tante. È il momento di segnare e Allegri fa la sua mossa: inserisce Vlahovic che la sblocca dopo una manciata di secondi, di forza e di classe, con uno scavetto di mancino che finalmente supera Bounou. Sembra il capolavoro perfetto e invece qui si spezza qualcosa. Come un animale ferito il Siviglia si ributta in avanti. La Juve ha il demerito di incassare subito il pareggio, quando probabilmente sarebbe bastato resistere un pochino. Invece Chiesa perde un pallone sanguinoso al limite dell’area e Suso si inventa una traiettoria magistrale. Adesso è la Juve a tremare, e Szczesny al 90’ la tiene in piedi. Resiste la perfetta parità, pure con l’andata. Si va ai supplementari. Un’altra partita ancora, dove il primo che assesta il colpo buono vince. Ed è il Siviglia: solita scorribanda a sinistra di Gil, Lamela di testa impallina Szczesny. C’è ancora l’ultimo mini-parziale, in cui buttare dentro tutto ciò che resta. Poco o nulla, nonostante l’espulsione di Acuna (doppia ammonizione per perdita di tempo) e l’assedio disperato. L’unica palla buona, Chiesa la sparacchia alta. A Budapest in finale contro la Roma ci va il Siviglia. La Juve saluta l’Europa. Con le penalizzazioni in arrivo, chissà per quanto.

Twitter: @lVendemiale

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