Anche in Europa dopo il 2035, almeno sui veicoli industriali, l’idrogeno è una certezza per la mobilità del futuro, sia impiegato sui sistemi a celle e a combustibile sia come semplice combustibile. Ed è una certezza anche la crescente componente elettronica sui veicoli: il giro d’affari dei software triplicherà entro il 2030 per raggiungere i 200 miliardi di euro. L’ingegneria informatica (termine un po’ riduttivo) accelererà lo sviluppo delle auto e in qualche modo, grazie agli aggiornamenti via etere, ne prolungherà il ciclo di vita.

Per questo, ma non solo, Bosch, la multinazionale tedesca leader nella fornitura al comparto automotive, ha deciso di riorganizzare e potenziare la divisione Mobility, che da sola vale 56 degli 88,2 miliardi di fatturato del 2022 (+12%) e che conta 230.000 dei 421.000 addetti a livello globale (quasi 19.000 in più rispetto al 2021). Con il 2029 la direzione guidata da Markus Heyn garantirà ricavi attorno agli 80 miliardi, su un totale aziendale probabilmente superiore ai 120, visto che a Stoccarda stimano un ritmo di crescita tra il 6 e il 9% l’anno. La sola elettromobilità quadruplicherà il fatturato, che già nel 2026 sarà di 6 miliardi.

Bosch, che pure prevede di aumentare i volumi anche nell’anno in corso, resta cauta sulle prospettive a livello globale ed europeo non solo perché, come prende atto amaramente il Ceo Stefan Hartung, “non si vede all’orizzonte la fine della guerra in Ucraina”. Le stime sono di un Pil mondiale in aumento, ma appena dell’1,7% rispetto al 2,9% del 2022. E per il Vecchio Continente Markus Forschner, a capo delle finanze, parla addirittura di “un rischio recessione”.

Bosch ha aumentato gli investimenti in Ricerca & Sviluppo (7,2 miliardi lo scorso anno, l’8,2% in più rispetto all’esercizio precedente) per restare competitiva e creativa. Da una parte ci sono i semiconduttori per i quali spenderà anche 1,4 miliardi negli Stati Uniti e dall’altra ci sono tecnologie rodate e ben conosciute dagli automobilisti come il controllo di stabilità. L’ESP10 è più di una una nuova generazione del sistema destinato ad aumentare la sicurezza della strada. Combinato con il Vehicle Dynamics Control 2.0, agisce sempre sui freni, ma interviene anche su motore e sterzo elettrico riducendo lo spazio di frenata. Bosch lo ha inoltre “liberato” per poterne permettere l’integrazione nel computer centrale consentendo una potenziale futura riduzione delle unità di controllo. Le centraline sono attualmente oltre cento sui modelli premium e fra le 30 e le 50 sulle auto compatte.

L’opzione idrogeno, per la quale Heyn ritiene che Bosch abbia soluzioni interessanti e innovative, è legata anche alla sua produzione “green”. Nel campo della mobilità le applicazioni conosciute sono quelle fuel cell, ma la società tedesca ha già intese, ad esempio in India, per quelle su motori a combustione interna che impiegano l’idrogeno come semplice combustibile. All’ultimo IAA dei veicoli commerciali di Hannover aveva anticipato un modello H2 e in luglio dovrebbe svelare ulteriori novità.

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