Quindici misure cautelari in carcere sono state eseguite in Liguria dal Ros (Raggruppamento operativo speciale) dei Carabinieri e dalla Direzione investigativa antimafia, supportati dalla polizia tedesca e dominicana, nei confronti di altrettanti indagati per detenzione e traffico internazionale di stupefacenti. Eseguite perquisizioni anche per intestazione fittizia di beni. L’operazione, denominata “Sunset“, è collegata all’operazione Eureka condotta oggi dal Ros contro la ‘ndrangheta, con 108 arresti. Quattro dei 15 indagati sono accusati di aver fatto parte di una associazione per delinquere diretta da Pietro Fotia, residente nel savonese e detenuto dopo una condanna in primo grado per una turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso, e Rocco Morabito, considerato il boss di una delle più potenti ‘ndrine della Locride, detenuto dopo una lunga latitanza.

L’associazione diretta da Fotia e Morabito, secondo l’Antimafia, era operativa anche in Liguria e finalizzata all’importazione dal Sud America e dalla Spagna di grandi quantitativi di cocaina ed eroina. Per gli investigatori, gli indagati erano anche in grado di impiegare esperti in chimica residenti all’estero per il taglio della droga. Il traffico veniva programmato e organizzato grazie a telefonini abilitati a comunicazioni criptate tramite il sistema Encrochat. Nelle comunicazioni via chat gli indagati postavano fotografie che spesso riproducevano droga: l’arresto in Spagna nel 2020 di un corriere dell’organizzazione, cui sono stati sequestrati 32 kg di cocaina, ha costituito un riscontro all’analisi dei messaggi.

Nel corso del 2020 e fino al marzo 2021 l’organizzazione ha effettuato molte importazioni di stupefacente, tanto che agli indagati sono stati contestati molti episodi di acquisto, detenzione, vendita di quantitativi di oltre 287 chili di cocaina, cento chili di eroina e cinquanta di hashish. La Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Genova procede anche per il reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal metodo mafioso, riguardante una società di costruzioni e una operante nel settore ortofrutticolo, entrambe con sede nel savonese. La titolarità delle quote delle due società è risultata essere stata attribuita a due prestanome per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed per agevolare i delitti in materia di riciclaggio di danaro.

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