Quattro ordinanze di custodia cautelare, 108 arrestati di cui almeno 85 in carcere, milioni di euro di beni sequestrati in mezza Europa, dove la Dda di Reggio Calabria è riuscita a ricostruire il percorso di tonnellate di cocaina dal Sud America al cuore dell’Aspromonte. È il bilancio dell’operazione “Eureka”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che ha stroncato la ‘ndrangheta della Locride e, in particolare, le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. Il blitz dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale è scattato stamattina all’alba non solo in Calabria ma anche all’estero e nelle province di Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma e Cagliari. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Diego Capece Minutolo e Giovanni Calamita.

La rete di Tamunga – I 108 arrestati sono indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità. La Dda contesta, inoltre, i reati di traffico di armi, anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena. Con l’inchiesta “Eureka”, infatti, i magistrati sono riusciti a ricostruire la rete di fiancheggiatori dell’ex latitante e narcoboss di Africo Rocco Morabito detto “Tamunga” catturato nel maggio 2021 in Brasile dopo che era evaso dal carcere di Montevideo nel 2019, quando stava per essere estradato dall’Uruguay in Italia. Per quanto riguarda il traffico di droga, l’indagine della Procura di Reggio Calabria è collegata alle inchieste che stamattina hanno portato ai 38 arresti eseguiti dalla guardia di finanza e disposti dalla Dda di Milano e ai 15 eseguiti dai carabinieri del Ros e dalla Dia nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Genova. Tutte le indagini sono coordinate dalla Direzione nazionale antimafia diretta dal procuratore Giovanni Melillo.

Sei tonnellate di coca in due anni – I magistrati hanno fatto luce, inoltre, sui rapporti tra le cosche della Locride e i narcos colombiani in grado, stando alle indagini, di far arrivare in Italia circa 6 tonnellate di cocaina in meno di due anni. Droga che per oltre metà è stata sequestrata dagli investigatori del Ros e del Comando provinciale che, in relazione al traffico di stupefacente, hanno ricostruito anche alcune movimentazioni di denaro tra il Sudamerica e l’Europa dove poi venivano reimpiegati gli utili in attività commerciali lecite. Complessivamente, la Dda di Reggio Calabria ha registrato flussi di soldi per circa 22 milioni e 3oomila euro riconducibili alle compravendite dello stupefacente. Denaro che viaggiava tra Panama, la Colombia, il Brasile, l’Ecuador, il Belgio e l’Olanda e che veniva gestito da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano il contante sul territorio europeo. I milioni di euro della ‘ndrangheta in parte sarebbero stati reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare e finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, dove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.

Dalla Locride all’Ue – Avviata nel giugno 2019, l’indagine “Eureka” ha preso il via in seguito ai raccordi tra i carabinieri e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti ritenuti vicini alla cosca Nirta di San Luca attiva a Genk e dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale. In una prima fase, l’inchiesta era orientata verso alcuni esponenti della famiglia Strangio di San Luca, alias “Fracascia”, riconducibili alla cosca Nirta. Andando avanti però le indagini sono state estese a diverse famiglie della Locride, interessando anche il locale di ‘ndrangheta di Bianco dove i carabinieri hanno ricostruito gli assetti interni e le numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale. In sostanza, gli investigatori hanno fotografato l’esistenza e l’operatività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, facenti capo alle più importanti e potenti famiglie dell’area ionica. L’inchiesta, infatti, ha riguardato le cosche pelle Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi. Si tratta di organizzazioni criminali che hanno sedi decisionali nella Locride e ramificazioni e basi logistiche in varie regioni d’Italia e all’estero.

I tre clan – La prima associazione riguarda la famiglia Nirta “Versu” di San Luca che aveva un’articolazione in Brasile rappresentata dal latitante Vincenzo Pasquino, che era stato catturato nel 2021 assieme al boss Rocco Morabito. La seconda organizzazione è riferibile alla famiglia Mammoliti “Fischiante” di Bovalino avente articolazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia. Quest’ultima aveva diretti contatti con i fornitori sudamericani della cocaina e con trafficanti internazionali quali Denis Matoshi, attualmente latitante a Dubai. La terza associazione, invece, fa capo alla famiglia Strangio “Fracascia” collegata stabilmente con le cosche Nirta-Strangio coinvolte nel 2007 nella strage di Duisburg. Tra i principali arrestati, infatti, con l’accusa di essere uno dei promotori del traffico di cocaina c’è Stefano Nirta, fratello del boss Giovanni Luca Nirta scarcerato nel 2019 dopo aver scontato al condanna rimediata nel processo “Fehida”. Stando alle indagini dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale, la terza organizzazione criminale aveva stabili articolazioni in Belgio, nella città di Genk, in Germania, a Monaco di Baviera, in Spagna tramite l’indagato Antonio Fausto Palumbo, e in Australia a Camberra. Tutte articolazioni che, secondo la Dda, facevano capo a San Luca.

Sequestrato 25 milioni di beni – “Le suddette organizzazioni – è scritto nelle carte dell’inchiesta – grazie a solidi e stabili rapporti con operatori portuali corrotti in servizio nei porti di Gioia Tauro, Anversa e Rotterdam, sono in grado di recuperare e fare fuoriuscire ingenti carichi di cocaina giunti dal Sud America via nave, in particolare dalla Colombia, da Panama, dal Brasile e dall’Ecuador”. Nell’ambito dell’operazione “Eureka”, su richiesta della Dda, il gip ha disposto un provvedimento di sequestro preventivo in Italia, Portogallo, Germania e Francia. I carabinieri hanno applicato i sigilli, infatti, a società commerciali, beni mobili e immobili per un valore di circa 25 milioni euro. Coordinata dal capo della Dna Giovanni Melillo, l’indagine “Eureka” ha fatto luce anche sulla latitanza del boss Rocco Morabito conosciuto con il soprannome di “Tamunga” arrestato dai carabinieri in Brasile assieme Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino. Nei confronti di entrambi, il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Oltre a ricostruire la rete di fiancheggiatori che tra il 2019 e il 2021 hanno consentito il sostegno logistico ed economico della latitanza di Rocco Morabito, nel corso delle indagini finalizzate alla cattura del Morabito, oltre al traffico di droga è emerso che il suo gruppo criminale era attivo nella compravendita di armi.

Armi in cambio di droga dai brasiliani – Tramite soggetti pakistani non identificati, il boss e i suoi uomini avevano offerto un container di armi da guerra a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro. Nel corso della latitanza, Rocco Morabito – c’è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – “gestiva un’imponente attività di narcotraffico dal Sud America all’Europa nonché quantomeno un’operazione di traffico di anni da guerra dall’Europa/Asia al Sud America destinate a guerriglieri e gruppi paramilitari collegati con cartelli di narcotrafficanti. In particolare, nel corso della presente indagine è stata documentata l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite che da un’organizzazione criminale operante in Italia e Pakistan”.

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