L’Italia rimane sulla graticola di Bruxelles. Respinto con perdite sulla proposta di riforma del patto di stabilità il governo Meloni domani dovrà fronteggiare le richieste di ratifica del Mes (meccanismo europeo di stabilità), in occasione della riunione informale dell’eurogruppo a cui partecipano i ministri economico finanziari dei paesi aderenti alla moneta unica. L’Italia è rimasto l’unico paese a non aver firmato il documento per ridefinire caratteristiche e finalità del “fondo salva stati” e secondo un funzionario domani verranno chieste spiegazioni al ministro Giorgetti (esponente della Lega che si è sempre opposta alla firma). “Ora più che mai è cruciale assicurare la potenza di fuoco delle nostre istituzioni”, ha aggiunto il funzionario spiegando che “La mancata ratifica sta in qualche modo bloccando anche ulteriori riforme. È impossibile discutere di altre misure che potrebbero essere utili” La mancata ratifica sta “avendo un effetto raggelante sulle discussioni” ha concluso. “L’eurogruppo si farà questo weekend e quando ci sarà l’incontro parleremo di ciò che l’eurogruppo chiederà all’Italia”, ribattono fonti parlamentari della Lega commentando l’indiscrezione secondo cui al prossimo eurogruppo sarà chiesta all’Italia la ratifica del Mes.

Quello che il governo teme è che la nuova versione del Mes contenga disposizione che consentono all’istituzione di interferire nelle politiche economiche di uno stato aderente nel momento in cui si trova in difficoltà finanziaria. Non solo nel momento in cui ricorre ai prestiti del fondo ma anche in via “preventiva”. Ma il punto è che se un paese arriva a trovarsi nelle condizioni per cui si prospetta un ricorso al fondo, ossia se fatica a finanziarsi autonomamente sui mercati, una qualche forma di “commissariamento” è nelle cose.

Da palazzo Chigi le ultime notizie rimangono quelle consegnate da Giorgia Meloni nell’intervista a Il Foglio di venerdì scorso. La presidente del Consiglio chiede che il Mes venga “aggiornato” e trasformato in un “veicolo per la crescita” spiegando che “Il negoziato è in corso e mi pare evidente che alcuni strumenti dell’Unione europea vadano aggiornati alla luce del nuovo scenario geopolitico. Il Mes è stato concepito quando eravamo in un altro mondo e nemmeno allora è stato utilizzato”. Per la premier, “se deve contrastare le crisi finanziarie, allora non solo è sottodimensionato ma soprattutto non serve allo scopo. Mi pare sufficiente guardare in Europa a cosa è successo nel collasso del Credit Suisse”. Come spiegava la premier nell’intervista, “è quindi decisamente più serio pensare a costruire un’Unione bancaria forte. Se invece il Mes si trasforma in un veicolo per la crescita (…) allora siamo pronti a discutere. Questa è la linea del mio governo”.

Il disegno di legge di ratifica del Mes intanto è uscito dal calendario d’Aula della Camera. “Ma noi chiederemo che vengo nuovamente inserito”, ha detto ieri Enzo Amendola, capogruppo del Pd in Commissione Esteri della Camera e relatore al ddl. “Meloni faccia una cosa nell’interesse dell’Italia: ratifichi il Mes. Abbandoni la propaganda populista ed antieuropea, ammetta di aver cambiato idea anche su questo: prima lo farà meglio sarà per il paese e perfino per lei”, scrive su Twitter il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova. Secondo Alessandro Cattaneo, vice coordinatore nazionale di Forza Italia “è venuto il tempo di agire e prendere una decisione”.

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