A sipario chiuso, mentre le luci del teatro sono spente, le ballerine non diventano ancora cigni. Sedute a terra nelle sale ballo o nei camerini in attesa della chiamata per le prove, si preparano le scarpette da ballo. Tracciano con precisione millimetrica i segni dove cucire gli elastici e i nastrini e poi ‘lavorano’ le punte. E’ una pratica fondamentale, quasi un rito. Immaginiamo una di queste ballerine, Lorella Ferraro, nell’angolo di una sala a specchi del teatro alla Scala con ago e filo in mano: è concentrata. Sa che quei laccetti devono reggere in ogni sua evoluzione. Altrimenti addio Giulietta, Clara, Odette-Odile: stasera si fa Cenerentola che perde la scarpa prima di mezzanotte.

Cambio di scena. Passano alcuni anni e la ballerina in questione, con la stessa dedizione di allora, cuce una minuscola margherita per coprire un buco su un body che ha creato lei. Quel piccolo fiore diventerà il simbolo di DellaLò, il suo marchio sartoriale per la danza. Il brand, che ha già conquistato anche Cina e Giappone, è il risultato di un lavoro accurato, artigianale. Dalla scelta alla lavorazione dei tessuti, dal disegno al taglio fino all’applicazione del simbolo finale: la margherita. Un dettaglio che è diventato la sua firma e che oggi caratterizza ogni indumento. La formula? Consistenze leggerissime ma esteticamente preziose. Talmente belle e funzionali da incantare star del balletto internazionali come l’étoile russa Svetlana Zakharova. “Svetlana – racconta Lorella Ferraro all’evento di presentazione della nuova collezione nell’atelier milanese – ci ha appena ordinato 15 body. Ecco il suo modello prediletto, con trasparenze e ricami sulle spalle, fa parte della linea icons: lo abbiamo chiamato come lei, musa ispiratrice”. Poi la ballerina imprenditrice ci mostra il luogo dove tutto questo prende forma. E’ una sala luminosa con vetrate con 25 macchine da cucire. “Ho cominciato facendo tutto io e pian piano ho assunto sarte professionali. Ora siamo un gruppo molto affiatato”, racconta. Tutto in quel piccolo angolo di alta moda nascosto fra i palazzi storici è così ordinato, preciso, aggraziato. Viene voglia di scoprire di più. I pizzi, i ricami, la seta, il tulle sono lavorati a mano, i disegni realizzati su cartamodelli. La produzione è limitata e non vuole certo competere con quella dei grandi brand che vediamo nelle catene di negozi sportivi.

Come nasce la DellaLò e perché è così ricercata dai professionisti? “Dal mio bagaglio di esperienze – risponde decisa la fondatrice – dalle campagne padovane in cui sono cresciuta prima di approdare alla Scala di Milano”. E specifica: “In quei luoghi saper cucire è la prima cosa che ti insegnano. Ho preso l’ago in mano prima ancora di imparare a scrivere, aiutata da nonna e mamma”. Poi la carriera di ballerina e i tanti ruoli da interpretare. Ma Lorella quando torna a casa dalle prove vuole cucirsi addosso gli indumenti per le sue classi. Sa bene come disegnare un modello e realizzarlo. In sala ballo le colleghe le chiedono dove ha comprato quel body o quella gonnellina. Altri colleghi lo chiedono ai colleghi, che rispondono: “È della Lò”, “Di Lorella”.

Così si sparge la voce e lei comincia a fare il doppio lavoro. Anche gli ospiti stranieri che danzano alla Scala vogliono indossarli. E li portano con sé all’estero. “Non potevo più farcela da sola – spiega Ferraro – le richieste numeriche erano troppo importanti”. E così, quando un mal di schiena la costringe a prendere un’aspettativa e poi sopraggiunge la maternità, Lorella Ferraro decide di fare di quella seconda passione la sua attività. Il nome lo ha già, DellaLò, il simbolino anche, la margherita. E’ quel dettaglio prezioso che le donne della famiglia le avevano suggerito per nascondere un buchino. Nel 2015, con 20 mila euro di capitale si butta a capofitto nella nuova avventura imprenditoriale. “Non è stato facile – rivela – avevo da seguire il mio bimbo e nel frattempo mi occupavo di tutto. Non sapevo nemmeno cosa fosse un programma gestionale. La tenacia però ci ha premiati”. Da ex ballerina, con il suo compagno che danza ancora, Lorella sa perfettamente quali sono i bisogni degli artisti della danza e la vestibilità più adatta alle loro esigenze di movimento. Oggi ha 45 anni e nessun rimpianto per aver abbandonato le scene.
“Sono fiera di aver fatto questa scelta. Abbiamo da poco avuto la certificazione Made in Italy e ne andiamo fieri. Ogni nostro tessuto è tracciabile come tutte le fasi della nostra filiera – spiega – per esempio, i nostri ricami vengono realizzati da un’azienda di Gallarate che fa un lavoro a mano davvero prezioso”.

Oggi DellaLò ha piani di sviluppo retail che prevedono un focus negli Stati Uniti e in Europa e il consolidamento del mercato asiatico. L’intento è di approdare in decine di nuovi punti vendita multibrand e di aprire una serie di corner in vari department store. La crescita percentuale annua media è del 48 per cento nei sette anni trascorsi dalla sua fondazione, con il 98 per cento del fatturato (oltre 1,7 milioni di euro nel 2021) all’estero. “Gestiamo le vendite worldwide tramite e-commerce e abbiamo registrato il marchio in Italia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Usa e Australia”, puntualizza.

Ma non è tutto. I modelli dell’azienda possono essere personalizzati. “E’ stata la compagnia Tokio Ballet a chiederci non solo i capi della collezione ma anche campionari da personalizzare. Questa formula ibrida piace molto perché permette di ottenere da un modello base diverse varianti. Ovviamente con dei minimi di ordine”, spiega. Produzione artigianale con 28 modelli in collezione, DellaLò non ha un obiettivo di grandi numeri. Se mai di soddisfazione del cliente. A confermarlo sono i ballerini della Scala presenti all’evento. Incontriamo la solista Maria Celeste Losa e i primi ballerini Marco Agostino e Martina Arduino (ma si attendono anche Virna Toppi e Nicola Del Freo), che confermano: “Indossare i capi di Lorella è come avere una seconda pelle. Non senti proprio il tessuto addosso, aderisce perfettamente a ogni movimento”. L’azienda ha anche realizzato (su disegno della produzione originale) i capi bianchi e neri di Anima Animus, la creazione contemporanea di David Dawson per la compagnia scaligera che ha recentemente incantato il pubblico del Piermarini. “E’ stato fantastico danzare con quei costumi”, ribadisce Agostino. Anche i ragazzi della scuola di ballo dell’Accademia La Scala stravedono per i body e le gonnelline DellaLò. Avete mai pensato a un discorso di sponsorship? “C’è già Freddy come sponsor ufficiale del corpo di ballo della Scala – risponde Lorella – ed è un leader mondiale anche nel mondo sportivo. Ha potenzialità ben diverse dalle nostre. Per ora siamo felici che i colleghi apprezzino la nostra artigianalità”.A proposito. Sapevate che la linea Freddy, nata negli anni ’70, è il prodotto dall’azienda ligure di Chiavari fondata da Carlo Freddi? Italianissima.

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