Madeleine: una data, un ricordo, un personaggio – La rubrica del venerdì de ilfattoquotidiano.it: tra cronaca e racconto, i fatti più o meno indimenticabili delle domeniche sportive degli italiani

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Due errori grossolani, di quelli da mangiarsi le mani… ma poi un gol e due assist per il 4 a 0 finale della Lazio. Gol, assist ma pure finte e dribbling bellissimi in quella partita contro l’Udinese di 30 anni fa per Thomas Doll, Fantomas per i tifosi della Curva Nord. Eppure ha poco del personaggio dei romanzi francesi diabolico e spietato, anche se una vita da romanzo l’ha avuta pure Doll. Nasce a Malchin nel 1966, in quella che allora era Germania Est: sua madre è una segretaria, mentre il papà è un amministratore. Lo sport è uno dei mezzi per avere un’esistenza al di sopra del dignitoso nella Ddr, l’altra è la polizia. Thomas ci prova col judo, ma è nel calcio che si dimostra veramente bravo: è intelligente, ha gran classe, dribbla che è una meraviglia e allora da Malchin passa a Rostock nelle giovanili dell’Hansa per arrivare al debutto nel massimo campionato, e anche nel giro della nazionale giovanile, naturalmente della Germania Est. Ma la Ddr è un posto particolare, dove “le vite degli altri” sono passate al setaccio fino al più infimo dettaglio, e se il più infimo dettaglio è un pacchetto regalo per Natale con qualche dolciume che arriva dall’Ovest le conseguenze sono comunque durissime. Il papà viene licenziato, Thomas sarà escluso dalla nazionale e lo sarebbe stato anche dall’Hansa Rostock se il papà non si fosse assunto tutta la responsabilità dell’accaduto.

Il calcio però è materia di propaganda: e allora quando emerge che Thomas è evidentemente uno dei più forti centrocampisti della Germania Est arriva la chiamata della Dinamo Berlino, la squadra della Stasi. Doll dice sì (d’altronde cos’altro avrebbe potuto fare?) e vince due campionati della Germania Est e due Coppe. Il fascino dell’Ovest, peraltro in un momento particolare come la fine degli anni ’80 sono inevitabili: quando nell’89 cade il Muro Thomas passa all’Amburgo, gioca la sua ultima partita nella nazionale dell’Est contro il Brasile, contribuendo a fermare Careca e compagni, mentre otto mesi dopo esordisce con la nazionale tedesca unificata, ironia della sorte contro l’Unione Sovietica. Resterà tra i pochi calciatori ad aver indossato la maglia delle due nazionali.

Intanto a Roma, sponda biancoceleste, sarebbe dovuto arrivare Paul “Gazza” Gascoigne: ma un infortunio in finale di Fa Cup nel 1991 ne mette addirittura in dubbio il prosieguo di carriera. Il presidente Callleri per correre ai ripari punta su Thomas, sborsando 13 miliardi di lire, nel 1991 una cifra molto, molto importante. Parte benissimo: Zoff lo utilizza a sostegno delle punte, il connazionale Riedle e l’urugayano Ruben Sosa e Doll risponde presente, contribuendo ai primi gol della Lazio e segnando un gol capolavoro nella terza giornata ad Ascoli portandosi a spasso praticamente tutta la difesa bianconera prima di depositare in rete. Concluderà con un’ottima annata: 8 gol tra campionato e Coppa Italia e parecchi assist, che lo faranno entrare nel cuore dei tifosi biancocelesti. E anche in nazionale il periodo magico prosegue: è tra i protagonisti della scalata della Germania a Euro ’92, che però si interrompe in finale contro la Danimarca.

Tornato a Roma la Lazio intanto è passata di mano: da Calleri a Cragnotti che vuole notoriamente portare in alto la Lazio, e per farlo conferma l’acquisto di Gascoigne e prende anche Aaron Winter. Insomma: Zoff deve applicare il turn over, e non sempre questo piace ai suoi calciatori. Per Doll qualche volta si spalanca la porta della tribuna, spesso quella dell’infermeria, e come se non bastasse in un’annata difficile arrivano pure problemi da casa: l’ex compagna lo accusa di aver rapito la figlia, portandola con sé in Italia, mentre un ex compagno di squadra lo accusa di essere una spia della Stasi. Nel primo caso si evidenzia sin da subito che le accuse sono campate totalmente in aria, nel secondo un alone di sospetto si solleva su Doll, che smentisce categoricamente: “La Stasi ha rovinato la vita della mia famiglia, figuriamoci se mi metto a collaborare con loro” dice il calciatore. E l’accusatore, Kretzschmar, ritratta qualche tempo dopo.

La stagione 1992/93 si chiude con 2 gol e 20 presenze per Doll, e l’anno dopo le gare saranno ancora meno: tredici, prima di essere ceduto in prestito all’Eintracht. Rientrato a Roma capirà che per lui non c’è più posto con Zeman, e allora rescinde il contratto e si accasa a Francoforte, ma non sarà una grande esperienza, con l’Eintracht che retrocede. Ma ha lasciato un buon ricordo, e allora Regalia, che intanto è diventato ds del Bari, lo porta in biancorosso per riconquistare la A perduta. E arriva in un momento in cui a Bari impazza un altro fenomeno, che porta lo stesso cognome, seppur d’arte: Rossana Doll, un’attrice hard. La notoria ironia dei tifosi biancorossi fa il resto. Il tedesco sul campo si comporta bene: il Bari di Fascetti conquista la A, anche grazie ai quattro gol messi a segno da Thomas. Non andrà mai a segno nella stagione successiva nella massima serie, che peraltro coinciderà con diversi problemi fisici. E allora tornerà in Germania, all’Amburgo, dove giocherà 41 partite prima di appendere le scarpe al chiodo. Anche da allenatore la sua carriera è stata discreta, sedendo anche sulla panchina dell’Amburgo, del Borussia e vincendo diversi titoli in Ungheria col Ferencvaros. Non una vita da 32 romanzi come Fantomas dunque, ma almeno uno, tra dolciumi, spie, due nazionali e qualche bella giocata ci sta.

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