Quasi tre milioni di euro per pubblicizzare See Sicily, un progetto che prevedeva agevolazioni per i turisti che vogliono vedere la Sicilia. Soldi per pubblicizzare il progetto su Rai, Mediaset e carta stampata affidati però senza bandi di gara, senza una ricerca di mercato e senza una progettazione circostanziata. Questo, per lo meno, è quanto accertato dall’autorità di controllo della Regione siciliana, alla quale si sono rivolti i deputati regionali del M5s che hanno presentato una richiesta di accesso agli atti. Il risultato è che su un controllo parziale (2.882.128 euro) di una spesa complessiva per la pubblicità di 23 milioni, c’è da rivedere almeno il 25 per cento per le “irregolarità” dell’affidamento. Una spesa per pubblicizzare il progetto See Sicily (costato, invece, 25 milioni di euro), ovvero una serie di agevolazioni offerte ai turisti per visitare la Sicilia. Un flop, a giudicare dai numeri forniti proprio dalla relazione fornita ai Cinque stelle dall’autorità regionale.

Ma non è così secondo Manlio Messina, il meloniano che durante il governo di Nello Musumeci guidava l’assessorato al Turismo, cioè quando sono state firmate le delibere (nel 2021): “A gennaio del 2023 rispetto al 2019, anno del boom turistico per la Sicilia, registriamo un più 30 per cento di ingressi. Mentre il tempo di permanenza dei turisti è passato da 2,6 notti a 3,2”. Questo è il commento dell’ex assessore, ora deputato, che in un intervento tv su Telecolor ha attaccato duramente i deputati regionali del M5s, secondo il meloniano “incapaci di leggere i numeri. Per questo stiamo querelando loro e alcuni giornalisti”, ha avvertito Messina.

Scintille tra il meloniano e i Cinque stelle dopo che questi hanno presentato alla stampa il risultato della richiesta di accesso agli atti. Dalla relazione dell’Audit regionale è, infatti, emerso che per pubblicizzare le offerte per i turisti il governo regionale nel 2021 ha speso cifre “irregolari”, acquistando da Rai e Mediaset, ma anche da Cairo Rcs e Manzoni, spazi pubblicitari “senza previa pubblicazione di un bando di gara”. Tutto gestito con affidamenti diretti perché considerati i gestori prevalenti sul mercato, nonostante la legge preveda che vengano “consultati i preventivi di almeno 5 operatori”. Questo è quanto risulta dall’accesso agli atti fatto dal M5s che oggi ha attaccato duramente il governo regionale, in particolare l’assessorato al Turismo, gestito ormai da anni da Fratelli d’Italia. Per questo oggi a gran voce i Cinque stelle hanno chiesto al presidente Renato Schifani di togliere ad Fdi l’assessorato al Turismo. Un dipartimento che torna dunque a fare scalpore, dopo essere stato a lungo sotto i riflettori solo qualche mese fa per il caso Cannes. A inizio anno, infatti, destò stupore la spesa di quasi 4 milioni di euro per la partecipazione al festival di Cannes, sempre con lo scopo della promozione della Sicilia. In quel caso, Schifani è subito intervenuto rimuovendo l’assessore Francesco Scarpinato e annullando il bando.

Scarpinato fu rimosso, però, solo per essere spostato ai Beni culturali mentre il Turismo è rimasto in mano ai meloniani. Negli anni del governo Musumeci era in mano a Messina, in questi giorni indicato come tra i papabili candidati per il centrodestra alla guida di Catania che andrà ad elezioni il prossimo maggio. Adesso il Turismo è gestito dalla meloniana Elvira Amata. Una continuità politica che quindi, nonostante gli avvicendamenti, non è stata interrotta. In un assessorato che sembra essere stato molto strategico in Sicilia. Di certo è un dipartimento che negli ultimi anni ha gestito una grossa fetta dei finanziamenti euroepei. Quella per esempio per incentivare le produzioni tv a girare in Sicilia è più che triplicata solo in un anno: da 3 milioni del 2021 a 10,7 nel 2022.

Come per la promozione di See Sicily, anche l’affidamento del servizio fotografico e l’allestimento per Casa Sicilia in un grande albergo di Cannes, era stato dato senza bando di gara preventivo. Un’irregolarità alla quale aveva infine messo fine Schifani, ritirando la delibera. Adesso sul banco degli imputati c’è il progetto See Sicily. Lo scopo è sempre quello di promuovere il turismo, in questo caso proponendo ai turisti dei voucher con cui accedere ad una serie di agevolazioni per visitare la Sicilia. Una notte gratis, per esempio, su tre notti prenotate in una struttura convenzionata con la Regione. Per questo l’assessorato al Turismo, al tempo guidato da Messina, ha speso milioni di pubblicità su tv e giornali. Con un risultato che secondo quanto riportato dall’Autorità di Audit della Regione siciliana, è stato di certo insoddisfacente. I Voucher a disposizione per i posti letto erano 116.613, di questi sono stati usufruiti solo 24.826, il 21,29 per cento. La Regione metteva a disposizione anche voucher per guide, accompagnatori e centri immersione: ce ne erano 5647 a disposizione per i turisti, ne sono stati dati solo 518, appena il 9,48 per cento. Non è andata molto meglio con i voucher acquistati per i tour operator: ce ne erano a disposizione 56.850, ne sono stati dati 14.289, ovvero il 25,13 per cento. Numeri che certificano un flop del progetto, nonostante la grossa spesa per promuovere See Sicily sui media: 1.031.998 di euro è andato a Rai Com spa (società concessionaria della pubblicità per la Rai) e 1.207.800 a Publitalia ’80 Spa (concessionaria per Mediaset). Mentre per la carta stampata è andato a Mediamond Spa 305.000 e Cairo Rcs Media Spa 175.680. Mentre 161.650 euro sono andati alla Manzoni, che raccoglie pubblicità per conto del gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e altri).

Cifre che sono state stanziate in modo parzialmente irregolare secondo l’Autorità di audit che “riscontra l’assenza di un sufficiente livello di progettazione”, perché, tra le altre cose, “le successive richieste trasmesse a Rai Com spa e a Publitalia ’80 spa” mancano di indicazioni essenziali, come “il tempo dei passaggi tv del materiale, la tipologia di programma televisivo adatto allo scopo – si legge nella relazione – le fasce orarie ritenute maggiormente idonee per i passaggi, l’analisi economica delle singole richieste, il budget complessivo di riferimento, il capitolato tecnico d’appalto”. Una serie di mancanze per cui, secondo la relazione, “ne consegue la totale indeterminatezza del contenuto delle richieste di offerte ai due operatori consultati, in tal modo non assicurando un’attività amministrativa basata su criteri di economicità, efficienza, imparzialità, pubblicità e trasparenza, nonché risultando incoerente con i principi dell’ordinamento comunitario”.

Un’operazione del 2020 “che avrebbe dovuto portare nuove frotte di turisti in Sicilia e ossigeno al turismo isolano fiaccato dal Covid – ha detto il deputato regionale M5s e presidente della commissione Ue dell’Ars Luigi Sunseri – ma che si è rivelato uno dei più grandi fallimenti del governo Musumeci, e rischia di esserlo in continuità anche del Governo Schifani, caratterizzato tra l’altro da numerose irregolarità che potrebbero aver prodotto un danno all’erario, per cui presenteremo un esposto alla Corte dei Conti“. Stamattina, giovedì 30 marzo, Sunseri, assieme al capogruppo Cinque stelle Antonio De Luca, e al vicepresidente dell’Ars Nuccio di Paola (sempre M5s) ha illustrato alla stampa le risultanze “dell’attività dell’Audit, che ha esaminato una porzione di progetto, attuato dall’assessorato al Turismo e rispetto al quale l’autorità che vigila sulle spese comunitarie ha fatto rilievi pesantissimi che si sono tradotti in un taglio del 25 per cento per il profilo relativo al 2021/2022 ma anche per quello precedente. Tagli rispettivamente di 680 mila euro e 735 mila euro, soldi già spesi che si verranno a configurare come debiti fuori bilancio laddove non si riuscisse a trovare una diversa copertura finanziaria”.

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