È una sorta di confessione ma anche testimonianza quella della mamma nutrizionista che rivela di avere comprato per cena “un pollo arrosto del supermercato. Nonostante le bimbe avessero mangiato carne anche a scuola e nonostante anche io avessi già mangiato pollo a pranzo. E aggiungo che, come verdura, ho messo dell’insalata già lavata in sacchetto”. Lo ha scritto Laura Chelli, nutrizionista di Bologna, il 15 marzo per la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. L’obiettivo? Aiutare a vivere con serenità le imperfezioni quotidiane nel rapporto con il cibo. “La realtà non è quella dei social con piatti sempre perfetti, famiglie felici che mangiano sorridendosi, menu super bilanciati con cibi bio coltivati nei propri orti”, ha aggiunto nel suo post la nutrizionista. “La realtà è anche questa: finire di lavorare tardi, non essersi organizzati e mettere in tavola la prima cosa commestibile che si riesce ad arraffare nel tragitto lavoro-casa. Ma andrebbe bene anche se si improvvisa la cena perché si preferisce fare altro”. Un post che ha riscosso un notevole successo, circa 90mila like e 4.000 condivisioni in sette giorni. Il concetto è che ogni tanto si può fare un’eccezione alla regola, soprattutto quando si ha poco tempo per organizzare un pasto ben equilibrato dal punto di vista nutrizionale.

“La capisco ed è un discorso plausibile, ma io penso che la questione della scarsità di tempo disponibile sia un falso problema”, sottolinea a Ilfattoquotidiano.it il dottor Franco Berrino, epidemiologo di fama mondiale e divulgatore dei principi di una sana alimentazione. Per Berrino, è solo un problema di organizzazione. “È bene per esempio consumare ogni giorno legumi e cereali integrali”, prosegue l’esperto, “e ovviamente non posso pretendere di cucinare il tutto per la cena, ritornando tardi dal lavoro. Posso però organizzarmi la sera prima, mettendo in ammollo i legumi e cuocendo i cereali, il giorno dopo mi basterà poco tempo per cuocere il resto. Un’altra cosa che faccio è, per colazione, prepararmi la sera prima i fiocchi in ammollo aggiungendo uvetta e mandorle tritate. Al mattino, appena mi alzo, l’impasto così ottenuto lo metto a cuocere in forno: il tempo di farmi la doccia ed è già tutto pronto. Lo ripeto, è una questione di organizzazione che deriva dalla consapevolezza che abbiamo sul valore del cibo”.

Dottor Berrino, i problemi aumentano però quando si cerca di fare mangiare cibi sani ai bambini, come le verdure o i legumi…
“Se i genitori mangiano bene, i figli saranno più predisposti a fare la stessa cosa. Ricordo per esempio che la rivista dei cardiologi americani, Circulation, ha dato come direttiva ai genitori quella di non fare assaggiare lo zucchero ai bambini nei primi 2 anni di vita. Questo vuol dire che, se facciamo al contrario, i figli crescono con un gusto alterato, condizionato da quella sostanza, e sarà più difficile avvicinarli al cibo sano”.

Quali altri errori devono evitare i genitori?
“Mai dire al bambino ‘non puoi dire che non ti piace se non lo hai mai assaggiato’. I piccoli non hanno un approccio razionale, ma emotivo e quindi più che imporre loro un alimento con discorsi e ragionamenti, seppur validi, occorre farglielo amare con il gioco. Io ho un nipotino che l’altro giorno era ospite a casa mia e a cui ho proposto di mangiare gli edamame, i baccelli di soia verde. In un primo momento, li ha rifiutati perché è normale che un bambino sia diffidente verso qualcosa di nuovo, tanto è vero che si parla di neofobia alimentare, che è il rifiuto del cibo che non si conosce. Ma piuttosto che forzarlo a mangiare, mi sono messo a giocare con i baccelli, li ho fatti rotolare sul piatto e mio nipote, poco alla volta, si è avvicinato e ha cominciato a mangiarli, finendo il piatto!”.

Mangiare sano prevede qualche volta di fare qualche sgarro alla regola. Forse però abbiamo un problema opposto, facciamo ogni giorno troppi errori a tavola.
“È drammaticamente vero. In media il 50 per cento del cibo che gli americani consumano è ultraprocessato, trattato industrialmente, dai salumi alle merendine, ai piatti pronti da riscaldare nel microonde. Da noi circa il 25%. Questa tendenza porta alla diffusione di malattie, come quelle cardiovascolari, diabete e tumori. Un fenomeno che è favorito anche dalla presenza diffusa di fast food, con i loro cibi terribili a base di hamburger e patatine”.

Ricercare costantemente di evitare di fare errori nel mangiare, può rischiare di farci scivolare nell’ortoressia, nella ossessione del cibo sano?
“Premetto che consumare una varietà di cibi, ricercare una diversità di alimenti è fondamentale per la nostra salute. Cercare di mangiare sano non è quindi ortoressia. Esistono ortoressici crudisti, o quelli che mangiano solo un tipo di alimento, solamente carne, solo frutta, solo crudo… E questo è un problema di tipo psichiatrico. Ortoressici che mangiano in modo sano e variato, di fatto, non ne ho mai conosciuti”.

Quali altri elementi sviluppare per avere un’attitudine positiva verso il cibo?
“La sacralità del cibo. Un tempo c’era l’abitudine, prima di mangiare, di ringraziare per il cibo. Oggi non lo facciamo più. Io raccomando di trasformare il pasto in una sorta di meditazione, preghiera, quando è possibile. Si può ringraziare la natura per quello che ci offre o le persone che hanno preparto il pasto. Oggi invece la tendenza è di avventarsi sul cibo, nemmeno lo mastichiamo e questo è un altro errore che danneggia la nostra salute. Alla fine, non ci si rende conto di quello che si è mangiato”.

Lei quindi neanche come eccezione comprerebbe un pollo arrosto al supermercato?
“Non me la sentirei proprio di mangiarlo. Ma se, per varie circostanze, ne fossi costretto, prima di farlo farei una preghiera per chiedere che mi faccia meno male possibile…”.

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