Musica, balli, cibo. Tutto quello che ci aspetta di trovare a una festa. Così una 65enne di Pavia ha raccontata una giornata trascorsa in Senegal, il 7 febbraio del 2020. La donna si trovava lì da un qualche tempo e solo nel luglio dello stesso anno, anche a causa della pandemia, ha fatto ritorno in Italia dove ha scoperto che in quella famosa festicciola si è celebrato un matrimonio, il suo. Un rito valido a tutti gli effetti che l’ha unita a un 42enne senegalese. Così la donna, 65 anni, italiana e residente in provincia di Pavia, si è rivolta al Tribunale di Pavia. Tre anni dopo la seconda sezione civile ha disposto l’annullamento delle nozze. La donna ha spiegato ai giudici di aver saputo solo dopo che l’evento era stato trascritto. Era sposata a tutti gli effetti. Il Tribunale di Pavia ha annullato il matrimonio per “incapacità naturale al momento della celebrazione“. In pratica i giudici hanno stabilito che in quel momento la 65enne non era in condizioni psicofisiche tali da rendersi conto di quanto stava facendo, anche a causa di un pregresso disturbo della personalità aggravato dai mesi di lockdown trascorsi in Senegal.

La 65enne aveva sì intenzione di sposare il 42enne con il quale aveva una relazione ma era convinta che il rito non avesse alcun valore legale e si trattase solo di una festa simbolica. Il racconto al giudice è andato poi al periodo successivo alle nozze, per la donna un vero e proprio incubo: viveva in una baracca isolata, priva di acqua e luce, insieme all’uomo che aveva sposato senza saperlo. La versione dello “sposo”? Opposa: lei era consapevole del matrimonio che stava contraendo. Nel 2021 la 65enne è tornata in Senegal, ma questa volta non più come ospite dell’ex.

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