Titolo: “Ponti e gallerie: tecniche di sorveglianza e ispezione di infrastrutture stradali”. Organizzatore: il Consiglio nazionale degli ingegneri, “con la collaborazione incondizionata di Autostrade per l’Italia“. A vederla, la locandina del convegno online in programma il 15 marzo lascia sbigottiti. Perché accostare Aspi alle parole “ponti” e “gallerie” non può che far pensare al disastro del ponte Morandi sull’A10, che il 14 agosto 2018 crollò uccidendo 43 persone, e al disastro sfiorato della galleria Bertè sull’A26, dalla cui volta – il 30 dicembre del 2019 – si staccarono due tonnellate e mezzo di cemento che solo per un caso non fecero vittime. Su queste vicende sono in corso a Genova due procedimenti penali, in cui sono imputati o indagati attuali ed ex dirigenti proprio di Autostrade e della sua controllata Spea Engineering, che si occupava (in pieno conflitto d’interesse) dei controlli e delle manutenzioni sulla rete. Controlli e manutenzioni che, a quanto emerso dalle inchieste, venivano sistematicamente omessi, ritardati o falsificati per aumentare i profitti. Eppure nella locandina del corso sullo “svolgimento di ispezioni a fini manutentivi per la sicurezza e per il miglioramento delle infrastrutture stradali” il logo di Aspi campeggia in bella vista, e i suoi dirigenti compaiono come relatori. E nel programma si citano (in positivo) nientemeno che il “sistema Aspi per la sorveglianza di ponti e viadotti” e il “sistema Aspi per la sorveglianza delle gallerie”, peraltro a pochi giorni dalla diffusione di un grottesco video in cui si vedono i tecnici Spea incaricati dei controlli sfrecciare a 70 all’ora sotto la galleria Berté intonando “Non sono una signora”.

È vero, da allora la società ha cambiato proprietà – passando in mano pubblica con la cessione dalla famiglia Benetton a Cassa depositi e prestiti – e allontanato le figure più compromesse. E i magistrati hanno riconosciuto alla nuova governance di aver “eliminato le carenze organizzative all’origine degli illeciti commessi adottando e attuando un nuovo modello di organizzazione, gestione e controllo che appare idoneo a prevenire la commissione di reati analoghi“, consentendole di uscire dai due procedimenti patteggiando – in totale – un risarcimento da circa 31 milioni di euro. Ma proporre Aspi come modello di buone pratiche nella sorveglianza di ponti e gallerie in un corso per ingegneri, senza nemmeno un riferimento ai disastri commessi, appare inaccettabile a molti, soprattutto a Genova. E in primis ai parenti di chi ha perso la vita. “Ci si gela il sangue in corpo“, scrive la portavoce del Comitato ricordo vittime ponte Morandi, Egle Possetti, in un comunicato. “Certo stiamo parlando di una società con un nuovo azionariato, ma solo fra qualche anno sapremo se questa nuova realtà imprenditoriale sarà degna di gestire le nostre infrastrutture e soprattutto se ci sarà un reale cambio di passo nella sicurezza dei fruitori. Per adesso questo infausto nome resta legato solo a 43 morti e al rischio che per anni ed anni milioni di viaggiatori hanno corso. Non crediamo sia un onore per il Consiglio nazionale ingegneri avere una collaborazione di questo tipo, certamente solo dal nostro modesto, ma ovviamente molto coinvolto, punto di vista”.

Almeno due dei partecipanti al convegno, peraltro, ricoprivano ruoli di responsabilità in Autostrade già sotto la proprietà dei Benetton. Gregorio Moretti, attuale “Head of Organization, People Development & Corporate University” (che introdurrà i lavori) è stato il responsabile delle Risorse umane del gruppo dal 2016 al 2019. Uno dei due relatori, invece, è l’ingegner Paolo Anfosso, che nel 2020 fu rinviato a giudizio per falsa testimonianza – e poi assolto – per la sua deposizione in aula durante il processo di primo grado per la strage del bus precipitato dal viadotto Acqualonga, vicino ad Avellino, nel 2013. Dichiarazioni contraddittorie rispetto a quelle rese ai pm in fase d’indagine, che contribuirono a far assolvere i vertici della concessionaria, compreso l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci (ora imputato a Genova). “Penso che in Italia ci siano degne realtà imprenditoriali che possono collaborare per il miglioramento della conoscenza diffusa su questa materia, che ha visto negli anni tanta incompetenza, presunzione e delinquenza (processo in corso per 58 imputati) senza le quali avremmo ancora 43 persone nelle nostre famiglie”, conclude Possetti.

Alla richiesta di un commento da parte del fattoquotidiano.it, il Consiglio nazionale degli ingegneri ha risposto: “A proposito del webinar “Ponti e Gallerie: tecniche di sorveglianza e ispezione di infrastrutture stradali” il Cni desidera sottolineare che nel recente passato ha già organizzato diversi eventi formativi tecnici su questo tema e che il proprio intento, da realizzarsi attraverso questi webinar, è quello di diffondere una maggiore cultura della sicurezza delle infrastrutture. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che gli ingegneri possano formarsi su tali argomenti anche attraverso una più approfondita conoscenza dei cantieri e delle metodiche sviluppate da strutture di grandi dimensioni come Autostrade. Inoltre, il webinar serve ad illustrare le linee guida, emesse con decreto del Consiglio superiore dei lavori pubblici dopo il crollo del Morandi, che definiscono le modalità di ispezione, controlli e verifiche tese a evitare altre tragedie come il crollo di Genova”.

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