di Maurizio Contigiani

Santità, le sorelle e i fratelli che Lei, il giorno della sua investitura, ha semplicemente modestamente e umilmente salutato con un cordiale “Buonasera”, a quel Papa così speciale venuto dai confini del mondo. Chiediamo qualcosa che nessun governo, nessun potere incluso quello di cui Lei fa parte, è mai stato in grado di produrre per la gente comune, ma noi abbiamo fiducia nell’uomo che per primo ha avuto il coraggio di essere Vicario di Cristo nel nome di Francesco, il più grande rivoluzionario della storia dopo Gesù. Un nome troppo importante e ingombrante, tanto che nessun Papa si è mai sentito di portare.

Capiamo la sua sofferenza fisica e morale, il suo isolamento da un mondo diametralmente opposto alle sue idee di governo, un mondo dove i “poteri buoni” non esistono e non sono mai esistiti, i cui i potenti nell’arco dei secoli hanno sempre la miglior rappresentazione nel XXXIII canto dell’Inferno. Per questo le chiediamo di fare un ultimo, ulteriore sforzo, un sacrificio viste le sue condizioni fisiche.

Nessun politico, nessuna organizzazione governativa prenderà parte alla Marcia della Pace di Assisi. Sono stati tutti ingoiati da un vortice più potente di loro, un abisso che sa di morte, di rovina, ma soprattutto di delirio collettivo. Una spirale che ha coinvolto tutti meno che Lei, Santità. E allora noi, che non abbiamo più nessuno, credenti e non credenti abbiamo scoperto di avere un Papa in grado di fare un gesto ancora più grande di qualsiasi altro: la preghiamo di mettere fisicamente la sua persona alla testa di quella marcia.

Magari nei limiti del possibile, un passaggio in elicottero solo per dire due parole a quel popolo di buona volontà, due parole che peseranno come macigni sull’opinione pubblica addormentata dalla propaganda, due parole dette ad Assisi, a casa del più grande rivoluzionario della storia dopo Gesù Cristo, due parole dette da colui che avuto il coraggio di portarne degnamente il nome.

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