Il quadrante della storia segna le 17,40 del 28 febbraio 2013. Benedetto XVI è arrivato in elicottero, con un volo felliniano, nella residenza estiva dei papi, Castel Gandolfo, dove trascorrerà le sue ultime ore da vescovo di Roma e i primi giorni da Papa emerito, nell’attesa che il conclave elegga il suo successore. L’85enne Ratzinger si affaccia dal balcone della facciata principale del Palazzo Apostolico. È la sua ultima uscita pubblica da Papa: “Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”. Dopo la benedizione, il congedo: “Buonanotte”.

Appena tredici giorni dopo, alle 20,23, il saluto di Papa Francesco dalla loggia centrale della Basilica Vaticana sembra ripartire proprio da qui: “Fratelli e sorelle, buonasera”. Dal “buonanotte” di Ratzinger al “buonasera” di Bergoglio sembra davvero passato un tempo infinito. Lo sottolinea Salvo Noè, psicologo, psicoterapeuta e mediatore familiare, nel colloquio con Francesco contenuto nel libro La paura come dono (San Paolo): “Quando è stato eletto, tutti noi siamo rimasti colpiti dal suo saluto: ‘Fratelli e sorelle, buonasera!’”. “Ma perché – ribatte Bergoglio – gli altri papi non salutavano?”.

“Non mi aspettavo di essere eletto, – ha confidato Francesco – ma non ho perso mai la pace. Mi ero portato una valigetta piccola, convintissimo di tornare a Buenos Aires, per la domenica delle palme. Avevo lasciato le omelie lì preparate. Invece sono rimasto a Roma. Appena eletto, all’interno della Cappella Sistina, un cardinale brasiliano (Claudio Hummes, ndr) che era vicino, ha visto la mia sorpresa e mi ha detto: ‘Non preoccuparti, così fa lo Spirito Santo’. E poi un’altra frase: ‘Non ti dimenticare dei poveri’. Ho sentito una pace e una tranquillità, anche nelle scelte decisive, per esempio io non ho voluto indossare niente, soltanto l’abito bianco. Anche le scarpe non ho voluto mettere. Le scarpe le avevo già e volevo essere semplicemente normale. Poi sono uscito e ho detto buonasera”.

Il 13 marzo 2023 Francesco taglierà il traguardo dei primi dieci anni di pontificato. Il mondo, dentro e fuori la Chiesa cattolica, ha ormai imparato a conoscerlo. “Le prime volte, appena eletto, – ha raccontato il Papa – ho provato a fare qualche uscita senza avvisare, e ho creato seri problemi alle persone che lavorano per garantire la mia sicurezza. Avevo ancora il ricordo fresco di Buenos Aires. Allora sapevo tutti i numeri dei vari bus che mi portavano vicino alle varie parrocchie. Era un modo anche per incontrare le persone, parlare con loro e condividere racconti, difficoltà e umori”.

Ha segnato sicuramente il suo pontificato la decisione di abitare in mezzo alla gente che lavora in Vaticano: “Ho scelto di vivere a Casa Santa Marta, anziché nello storico appartamento papale nel Palazzo Apostolico, perché, come tu puoi capire, io ho bisogno di incontrare persone, di parlare e qui mi sento più libero. Là mi sentivo blindato e questo mi metteva paura. Ognuno di noi deve conoscersi per trovare le soluzioni migliori al proprio disagio. Quando appena eletto mi hanno portato al Palazzo Apostolico, ho visto una camera da letto grandissima, un bagno grande (troppo lussuoso) e un effetto imbuto. Stanze grandi ma ingresso piccolo, dove possono entrare solo pochissimi collaboratori. Allora ho pensato: pazienza se non posso uscire a passeggiare fuori dal Vaticano, ma almeno voglio vedere persone. Ecco perché ho scelto Casa Santa Marta. Volevo rompere questa abitudine del Papa isolato. Qui prendo il caffè alla macchinetta, mangio a mensa con gli altri, dico messa tutti i giorni e scherzo con le guardie svizzere. Sul mio pianerottolo c’è sempre una guardia svizzera. Un giorno gli ho offerto una merendina, non voleva accettarla dicendomi che ordini del comandante. Io ho risposto: ‘Sono io il comandante’”.

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