Dal loro ritorno al potere nel 2021, nonostante si fossero impegnati a governare in maniera relativamente più moderata rispetto agli anni Novanta, hanno represso i diritti delle donne duramente conquistati negli ultimi vent’anni, escludendole di fatto dalla vita pubblica. Non possono più studiare, lavorare e fare sport, e sono soggette alla piena applicazione della Sharia, che prevede anche esecuzioni e lapidazioni. E ora i Talebani hanno deciso di interrompere la vendita di contraccettivi nelle due principali città dell’Afghanistan – a Kabul e Mazar-i-Sharif -, sostenendo che il loro uso sia una cospirazione occidentale per controllare la popolazione musulmana.

“Sono venuti nel mio negozio con le pistole e mi hanno minacciato di non vendere pillole contraccettive. Controllano tutte le farmacie di Kabul, abbiamo smesso di vendere i prodotti“, ha detto un farmacista sentito dal Guardian, che ha raccolto le testimonianze di come i talebani vadano porta a porta, minacciando le ostetriche e ordinando alle farmacie di ripulire gli scaffali da medicinali e dispositivi per il controllo delle nascite. Tra queste anche quella di un’ostetrica con anni di lavoro alle spalle, che ha dichiarato, chiedendo l’anonimato, di essere stata minacciata diverse volte. Un comandante talebano le ha detto che “non era autorizzata a pubblicizzare l’uso di strumenti occidentali per il controllo delle nascite“. Il ministero della sanità pubblica dei talebani a Kabul non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla questione e il rappresentante dell’Unfpa (United Nations Population Fund) in Afghanistan non ha risposto alle richieste di commento. Di certo le restrizioni all’uso di contraccettivi rischia di avere gravissime conseguenze nel Paese al mondo con il più alto tasso di mortalità di donne in gravidanza, in cui una donna incinta su 14 muore per conseguenze legate alla gestazione.

Anche prima che i talebani salissero al potere, un rapporto di Human Rights Watch del 2021 affermava che la maggior parte delle donne afghane non disponeva delle informazioni più basilari sulla maternità e sulla pianificazione familiare. “È emersa l’immagine di un sistema sempre più inaccessibile per il 61-72% delle donne afghane che vivono in condizioni di povertà, in cui spesso hanno più figli di quelli che desiderano a causa della mancanza di accesso alla contraccezione moderna, affrontano gravidanze rischiose per mancanza di cure e si sottopongono a procedure che potrebbero essere eseguite in modo più sicuro con l’accesso e la capacità di utilizzare tecniche più moderne”, ha rivelato il rapporto. “Il controllo dei talebani sul diritto delle donne di lavorare e studiare, e ora anche sul loro corpo, è scandaloso”, afferma Shabnam Nasimi, attivista di origine afghana che vive nel Regno Unito. “L’accesso alla contraccezione e il diritto alla pianificazione familiare non sono solo una questione di diritti umani, ma sono anche fondamentali per l’emancipazione delle donne e per far uscire un Paese dalla povertà”, ha aggiunto.

Lo scorso 14 febbraio la polizia morale afghana ha inoltre vietato le celebrazioni di San Valentino, una festa che non è mai stata di massa nel Paese, sebbene negli ultimi anni alcuni cittadini benestanti abbiano iniziato a ‘festeggiare’ il giorno degli innamorati comprando fiori. La motivazione è che non è una “festività islamica non fa parte della cultura afghana, ma è un giorno degli infedeli“. Le motivazioni addotte sono contenute in uno dei vari cartelli esposti nei negozi, che portano l’intestazione del ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio dove si avvertono i potenziali acquirenti: “Evitate di celebrare la festa degli innamorati!, perché è come mostrare simpatia al Papa cristiano”.

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