di Saverio Mauro Tassi

Trovo che la decisione di far intervenire Volodymyr Zelensky come ospite d’onore al Festival di Sanremo sia ignobile non solo perché fanaticamente propagandistica e quindi fomentatrice della guerra, ma anche e soprattutto perché barbara, nel senso di fautrice della barbarie. Il Festival di Sanremo è un evento culturale. Certo, ci sono alcune buone ragioni per pensare che non sia cultura di alto livello, ovvero che un concerto di musica classica sia esteticamente preferibile. Nondimeno è pur sempre una espressione artistica che, almeno in alcuni casi, è capace di infonderci un genuino piacere estetico-emotivo.

Bene. La cultura, cuore pulsante della civiltà, è e deve essere l’alfiere della pace e dunque l’antitesi della guerra. Perché la cultura è civiltà e la civiltà non è di un popolo contro un altro popolo, ma è patrimonio dell’Umanità. E’ convivenza e cooperazione tra i popoli. In parole più semplici: la cultura deve unire non dividere. Per questo la discriminazione di artisti e intellettuali russi, viventi e passati è già stata una grave manifestazione di barbarie.

Aristotele sostiene che giusto è lo Stato che persegue come obiettivo prioritario quello di incrementare il tempo libero dei cittadini, in modo tale che possano dedicarsi il più possibile alle attività culturali preferite. A tal fine, lo Stato giusto deve ridurre il tempo di lavoro obbligato – quello necessario alla sopravvivenza -, evitare la guerra e, se non è evitabile, renderla il più breve possibile. In altre parole, per Aristotele la guerra va bandita perché l’essere umano – in quanto animale razionale e civile – si realizza nel libero lavoro culturale e la guerra è la negazione dell’attività culturale.

Dunque, per conservare e sviluppare la civilizzazione umana bisognerebbe evitare ogni guerra, ma se una guerra è scoppiata ed è in corso bisogna almeno evitare che coinvolga l‘ambito culturale, affinché in esso si preservi intatto l’ideale della pace, in modo tale che funga da antidoto alla durata illimitata della guerra.

Se la guerra, invece, invade la sfera della cultura, le speranze di pace scemano fino ad annullarsi. La guerra si incrudelisce e prosegue sine die. Ecco perché invitare Zelensky a Sanremo è un atto di barbarie. Tanto più grave quanto più la guerra russo-ucraina si intensifica giorno dopo giorno accrescendo la probabilità che inneschi un conflitto mondiale.

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