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Algeria, il caso di Ihsane el-Kadi: quando il libero giornalismo ‘danneggia la sicurezza nazionale’

Ihsane el-Kadi è uno degli undici giornalisti algerini che nel 2022 sono stati arrestati, posti sotto indagine o condannati.

È stato arrestato poco dopo la mezzanotte del 24 dicembre nella sua casa di Zemmouri, una città costiera a 40 chilometri dalla capitale Algeri. È stato ammanettato e portato nelle redazioni dei due portali Radio M e Maghreb Emergent, coi quali collabora. Gli agenti hanno ordinato ai giornalisti di lasciare gli uffici, hanno portato via computer e altre attrezzature e sigillato gli ingressi.

Nei successivi cinque giorni, el-Kadi è stato interrogato sul suo lavoro, in particolare su testi riguardanti la situazione politica algerina e il ruolo delle forze armate.

Il 29 dicembre il giornalista è comparso di fronte al tribunale della città di Sidi M’hamed dove ha appreso di essere indagato per “ricevimento di fondi, donazioni o benefici che potrebbero danneggiare la sicurezza dello stato”, “ricevimento di fondi dall’estero per fare propaganda politica” e “distribuzione, vendita, esposizione di materiale di propaganda, volantini, notiziari e opuscoli allo scopo di danneggiare l’interesse nazionale”, ai sensi degli articoli 95, 95bis e 96 del codice penale.

El-Kadi è anche accusato di aver violato una legge del 1977 che obbliga a chiedere l’autorizzazione del governo per svolgere iniziative di raccolta fondi.

Il 15 gennaio il tribunale di Sidi M’hamed ha rinnovato la detenzione preventiva: a insaputa sua e del suo avvocato, tra l’altro, dato che l’udienza era fissata al 18 gennaio.

El-Kadi deve già scontare una condanna, ancora in attesa di esecuzione, a sei mesi di carcere per “diffusione di notizie false”, a causa di un articolo pubblicato nel marzo 2021. Il tema, sempre lo stesso: il ruolo dominante dei militari nella vita politica algerina. Un tema tabù, evidentemente.