Ho letto con attenzione i dati sulla carenza di principi attivi, alcuni importanti, e quindi la distribuzione di farmaci alle farmacie e da esse ai cittadini. Faccio il medico da 42 anni e non vi è settimana che i pazienti non mi telefonano o scrivono per dirmi che un prodotto non viene più trovato. Naturalmente ancor più importante se si tratta di una terapia cronica. In oculistica tipicamente i colliri per il glaucoma, la cui mancanza può portare a serie conseguenze.

Da cosa dipende? Secondo il mio parere di oculista, e ora verrò attaccato come già avvenuto dai farmacisti o dai distributori, dipende da diversi fattori:

1. Accumulo. I cittadini hanno il brutto vizio di avere in casa prodotti che spesso scadono;

2. Mancanza di scorte del farmacista. Quante volte vi è capitato di dover aspettare un prodotto alcune ore o giorni? Al farmacista ovviamente il farmaco in giacenza ha un costo. Meglio ordinarlo all’occorrenza.

Farmaci cronici, come gli antipertensivi, vengono prescritti dal medico di base. Sono tre confezioni per ogni ricetta, ma difficilmente il farmacista le ha tutte. Molto spesso ne ha solo una ed è costretto a riordinarle. Per questo il cittadino è costretto a ritornare in farmacia.

3. Mancanza di principi attivi. Questa è la nuova frontiera di guerre reali o inventate per creare nuovi mercati e dipendenze estreme ai cittadini del mondo;

4. Mancanza di prodotti di confezionamento. Un problema inutile per molti farmaci che dovrebbero essere venduti a numero, come gli antibiotici, in modo da evitare almeno l’accumulo inutile o peggio lo smaltimento obbligato dalla scadenza e la spesa per il confezionamento.

Ma da chirurgo, che necessita non di parole ma di fatti risolutivi nel momento dell’emergenza nel buio della sala operatoria, credo si debba vedere con nuovi occhi per provare a proporre soluzioni – come io cerco di fare da anni. Certo alcune anche difficili da attuare, perché dipendono da vincoli proprio con chi invece la salute dovrebbe difenderla a costo di ridurre i propri guadagni, come le industrie farmaceutiche e i farmacisti.

Le leggi le facciano i politici insieme agli amministrativi e ai responsabili delle aziende farmaceutiche e alle farmacie spesso troppo private, in un connubio simile alle aziende ospedaliere private accreditate in concorrenza con gli ospedali pubblici. Finché la medicina di base non diventa pubblica e non privata accreditata, finché le aziende ospedaliere sono sempre più private accreditate, finché le aziende farmaceutiche sono solo a capitale privato, come la stragrande maggioranza delle farmacie del territorio, è difficile che ci sia solo un interesse esclusivo per il paziente che sta male e che ha bisogno, perché è un numero singolo nell’universo dei numeri a molti zero di guadagno.

Ma io parto da alcune proposte più volte ho accennato:

1. Facciamo produrre dalla nostra unica azienda farmaceutica pubblica statale almeno i farmaci cronici non coperti da brevetto;

2. Studiamo nel frattempo come poter produrre anche tutti i farmaci essenziali (pagando alle aziende farmaceutiche la quota brevetto);

3. Lo stato distribuisca direttamente a domicilio tutti i farmaci cronici con un risparmio enorme della quota farmacia e del tempo del cittadino;

4. Un “cassetto” di History Health conterrebbe la prescrizione del medico di base che non dovrebbe essere riscritta. Un altro “cassetto” conterrebbe l’alert scelto dal medico per i necessari controlli che impedirebbe al sistema, finché non viene liberato, di consegnare a casa il prodotto.

Tutto questo perché chiunque vive intorno alla salute e alla malattia del cittadino deve rinunciare a qualcosa, per far guadagnare chi ha bisogno di guarire.

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