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Matteo Messina Denaro, chi è il vero Andrea Bonafede: il “geometra” che ha prestato la sua identità al boss

Dal 2013 fino almeno al novembre del 2022 ha lavorato nella Casa di riposo Rina di Benedetto Accardi di Campobello di Mazzara, gestita da alcune suore
Matteo Messina Denaro, chi è il vero Andrea Bonafede: il “geometra” che ha prestato la sua identità al boss
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Matteo Messina Denaro si celava dietro il nome di Andrea Bonafede. L’uomo, che ora risulta indagato per favoreggiamento e associazione mafiosa (a lui è intestato anche il covo perquisito questa mattina), ha 59 anni e secondo la carta di identità è geometra. Dal 2013 fino almeno al novembre del 2022 ha lavorato nella Casa di riposo Rina di Benedetto Accardi di Campobello di Mazzara, gestita da alcune suore che contattate da LaPresse non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Un lavoro part time intervallato da altri lavoretti per far quadrare i conti. D’estate Bonafede infatti lavorava – da luglio a settembre per alcuni anni – al parco acquatico Acquasplash sempre nello stesso comune. Società finita nel mirino della Dia e che avrebbe nel 2018 cambiato nome in ‘New Acquasplash’ con sede legale a Castelvetrano, città d’origine di Matteo Messina Denaro.

Nel 2022 Andrea Bonafede ha lavorato poi presso la società Evergreen, che si occupa di servizio di trasporto e smaltimento rifiuti e noleggio auto. Anche questa società, interpellata da LaPresse, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Bonafede ora sta parlando con i pm. L’uomo avrebbe detto ai pm che lo stanno interrogando di conoscere da molto tempo il boss e di avergli fornito i documenti. Verosimilmente Messina Denaro avrebbe dato a Bonafede anche i soldi per comprare la casa che ha ospitato il boss almeno negli ultimi sei mesi. Tra il marzo e il dicembre 2021 Andrea Bonafede sarebbe stato vaccinato 3 volte contro il Covid a Castelvetrano come soggetto fragile. La prima dose è stata somministrata il 18 marzo 2021. Gli investigatori vogliono capire se a vaccinarsi sia stato il boss, in possesso della documentazione medica che attestava la sua fragilità quale malato oncologico, o il vero Bonafede che però non risulterebbe “soggetto fragile”.

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