Dopo che a dichiarare pubblicamente l’intenzione del governo di tornare all’elezione diretta delle province è stato il ministro Roberto Calderoli, in Parlamento si muovono anche i partiti. E quasi tutti sembrano concordi nel voler smantellare definitivamente la riforma Delrio. In commissione Affari costituzionali del Senato sono infatti arrivati ben sei disegni di legge sull’elezione diretta dei presidenti e dei sindaci metropolitani e dei componenti dei consigli provinciali e metropolitani.

Il provvedimento, presentato da Fratelli d’Italia, punta alla revisione della legge Delrio, per superare, si legge nella relazione, “la prospettiva di precarietà dell’assetto del governo provinciale per restituire a tali enti una prospettiva certa, quali istituzioni costitutive della Repubblica, come previsto dall’articolo 114 della Costituzione”. E le proposte sono arrivate praticamente da tutti i gruppi. Oltre ai primi due ddl presentati dal senatore di FdI Marco Silvestroni e dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, ci sono le tre del Pd firmate rispettivamente Bruno Astorre, Dario Parrini e Valeria Valente. Si tratta di proposte a titolo personale, spiegano dal gruppo dem che “vanno da un’ipotesi di ritorno radicale a prima della legge Delrio all’ipotesi di trovare un punto di equilibrio dando la possibilità a sindaci e presidenti di nominare una giunta di quattro persone”. Inoltre anche Forza Italia ha presentato un suo ddl a prima firma della capogruppo azzurra, Licia Ronzulli. Mentre sono stati annunciati ddl da parte di Italia viva e dal Movimento 5 stelle. Oggi scade il termine per indicare le possibili audizioni, tra i possibili auditi dovrebbero esserci sia l’Anci che l’Upi. Dalla commissione fanno sapere che i lavori sul ddl Province entreranno nel vivo tra due settimane.

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