Esulta la Lega, protestano tutte le opposizioni e i sindacati, tace il resto della maggioranza. Sono passati ormai quattro giorni da quando il ministro Roberto Calderoli ha depositato a Palazzo Chigi il suo testo sull’Autonomia, una legge quadro per le intese fra Stato e territori che di fatto è un grande regalo al Nord. A scandalizzarsi è stato perfino Stefano Bonaccini, candidato alla guida del Pd ma soprattutto governatore dell’Emilia Romagna che insieme a Lombardia e Veneto ha promosso il percorso verso l’autonomia differenziata. La proposta di Calderoli “spacca il Paese”, ha detto Bonaccini. Ma più delle proteste dei contrari, con ad esempio Giuseppe Conte che parla di progetto “scellerato“, fa rumore il silenzio di Fratelli d’Italia. Nessuno nel partito che guida la maggioranza ha commentato il testo di Calderoli da quando è stato depositato a Palazzo Chigi. Nemmeno Giorgia Meloni, la cui ultima dichiarazione sull’autonomia regionale risale addirittura allo scorso 5 dicembre: “L’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano”, prometteva la premier parlando all’evento ‘L’Italia delle Regioni’.

La legge quadro depositata dal suo ministro per gli Affari regionali e le Autonomie sembra andare però in tutt’altra direzione, tra intese pattizie e di difficile correzione, il Parlamento depotenziato a colpi di Dpcm e soprattutto un Fondo perequativo senza un euro in più per le aree svantaggiate. Un regalo al Nord e soprattutto alla Lega, che ha bisogno di tenere a bada i rapporti tra chi sta a Roma (Matteo Salvini) e chi governa sui territori (Luca Zaia). Infatti sia il segretario che il governatore hanno reagito con entusiasmo, ma le parole dei leghisti sono rimaste le uniche di esaltazione. Il resto della politica e delle parti sociali ha invece percepito il testo di Calderoli come un tentativo di spaccare l’Italia. E c’è un altro aspetto fortemente criticato da sindacati e opposizioni: la legge quadro arrivata a Palazzo Chigi non è stata oggetto di confronto nella Conferenza Stato-Regioni. “La mia speranza è che la legge possa uscire dal Consiglio dei ministri con approvazione preliminare e quindi venga mandata in Conferenza unificata nel mese di gennaio e che per gennaio possa essere approvata come proposta di legge, non stiamo parlando di un decreto legge, che dovrà poi essere discussa dal Parlamento, ha risposto oggi Calderoli incontrando i giornalisti con il presidente della Calabria Roberto Occhiuto a conclusione di una serie di incontri istituzionali avuti in Regione.

E proprio in Calabria andata in scena la prima forma di protesta plateale: il segretario generale della Cgil della Calabria, Angelo Sposato, e il suo omologo della Uil Calabria, Santo Biondo, non si sono presentati all’incontro tra Occhiuto e il ministro Calderoli. “La sua proposta divide ancora di più il Paese, aumentando le disuguaglianze“, ha attaccato Sposato, spiegando le ragioni della mancata risposta all’invito in Regione: “Contrasteremo in ogni forma, comunque, i tentativi di introdurre norme che aumentino i divari nel Paese e spingano il Mezzogiorno ancora di più a sud”. Solo Tonino Russo, segretario della Cisl Calabria, ha deciso di incontrare Calderoli, ma lo ha avvertito: “È prioritario definire i Livelli essenziali delle prestazioni, dalla sanità agli altri servizi, che devono essere uguali per tutti, perché nella Repubblica, una e indivisibile, non ci siano territori di ‘serie A‘ e di ‘serie B‘ e i diritti sociali siano garantiti a ciascun cittadino, dovunque egli viva. Così come chiediamo un’equa distribuzione delle risorse per tutte le aree del Paese”.

La bocciatura più fragorosa però è arrivata da Bonaccini, che invece l’autonomia differenziata l’ha voluta e portata avanti insieme alla Lega e al Nord: “L’autonomia buona per le Regioni e i Comuni è quella che libera potenzialità, riduce la burocrazia e semplifica la vita di cittadini e imprese, nel rispetto della Costituzione. Ed è un’autonomia che non penalizza il Sud – perché non tocca la spesa – e che non spacca il Paese come invece quella che sta proponendo il Governo: una forzatura che mette a rischio la tenuta sociale delle nostre terre”, ha scritto su Facebook il governatore dell’Emilia-Romagna. Tra i primi a protestare c’è stato ovviamente anche un altro presidente di Regione del Pd, Michele Emiliano, che ha definito la legge quadro firmata da Calderoli “un vero e proprio atto ostile“. “Se il ministro Calderoli o il presidente Meloni credono di procedere sul tema dell’autonomia a forza di strappi e di mancate condivisioni, si troveranno contro un pezzo importante del paese”, aggiunge il governatore della Puglia. Per Emiliano, si tratta di “un atteggiamento istituzionale inaccettabile, che fa il paio con la decisione del governo di istituire, con la Legge Finanziaria appena approvata, una Commissione per la determinazione dei Lep che sottrae al Parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni la possibilità di discutere e di ribadire che il presupposto per iniziare a discutere di autonomia è quello di superare il divario tra nord e sud, stanziando le risorse finanziarie necessarie per riperequare i Livelli Essenziali delle Prestazioni”.

Oltre al Pd, ha reagito duramente anche il M5s, con il presidente Conte che nel suo messaggio sui social in occasione della fine dell’anno ha avvisato: la maggioranza “intende allargare le disuguaglianze che già dividono Nord e Sud del Paese” e “intende spaccare l’Italia e far correre a due velocità una comunità nazionale che invece nelle difficoltà ha imparato ad essere unita e a tenersi per mano”. Conte ha aggiunto: “Non sono parole, non è retorica: l’ho vissuto in prima persona. Da giovane studente, quando da un paesino della Puglia sono venuto a Roma per cercare la mia strada professionale e di vita. Ma anche da Presidente del Consiglio, nei momenti più duri della pandemia. Quando tanti medici e operatori sanitari sono partiti dalle regioni del Sud senza esitazioni per prestare soccorso ai colleghi già in prima linea nelle terapie intensive del Nord. Questo è quello che siamo, una comunità di destino: se qualcuno cade gli altri lo aiutano a rialzarsi, anziché affossarlo o – peggio – ignorarlo”.

E per una volta al coro delle critiche al governo si è aggiunta anche Azione. In particolare le due ex di Forza Italia, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. “Sull’autonomia differenziata il ministro Calderoli continua a ignorare volutamente la più elementare grammatica istituzionale. Aver trasmesso il testo del disegno di legge direttamente alla Presidenza del Consiglio, senza dunque prevedere prima il dovuto confronto istituzionale con le Regioni, conferma l’inaccettabile arroganza di un ministro inadeguato, chiaramente di parte, che non vuole una riforma nell’interesse di tutti ma una secessione di fatto a vantaggio di pochi”, ha dichiarato Carfagna. La riforma “doveva prima essere condivisa con il Parlamento”, ha sottolineato Gelmini a Il Messaggero. Mentre le due ex colleghe di partito vanno all’attacco, anche in Forza Italia tutto tace sulle legge quadro dell’autonomia voluta dalla Lega. I nodi nella maggioranza però dovranno venire al pettine, ora che Calderoli comincerà il suo pressing per portare il testo in Consiglio dei ministri.

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