di Maurizio Donini

La destra al governo (ma non solo) ha la pessima abitudine di creare una narrazione ad hoc volgendo a suo favore fatti che nulla sottendono a quanto raccontato dai vari Matteo Salvini, Giovanbattista Fazzolari, Giorgia Meloni e compagnia cantante.

Ultimo casus belli è stata la vicenda riguardante l’innalzamento del tetto al contante. Salvini e i suoi compagni di merende hanno voluto narrare che l’Europa è d’accordo con la loro idea visto che ha, a sua volta, alzato il tetto a € 10.000; peccato non ci sia nulla di vero in tutto questo.

La realtà dei fatti prefigura che l’Europa non ha “alzato” il limite a € 10.000, ma partendo da un “no limits“, che in molti paesi come la Germania non esisteva e in altri era più alto, l’ha portato a € 10.000. L’ha di fatto stabilito un principio legale imponendo un tetto che non esisteva finora. Viene messo nero su bianco che non è ammesso pagare in contanti tendendo ipoteticamente all’infinito e che ora esiste una linea di principio ben precisa.

Potremmo proseguire con la storiella salviniana che pagare in contanti e non con il pos incrementa l’occupazione o, come ha recitato Meloni, “il pagamento in contanti favorisce la nostra competitività”, in quale modo non è stato ovviamente spiegato. Nel suo saggio Economisti per caso, Paul Krugman racconta come il ministro conservatore Philippe Séguin ipotizzasse di abolire le pompe di benzina self-service per incrementare l’occupazione, un ideale fil rouge tra la destra francese e quella italiana. Peccato che le idee di Séguin siano state velocemente gettate nell’indifferenziato.

La lista delle distrazioni destrorse è lunga, l’ultima perla è la querelle sul Mes, oggi rigettato con forza da Meloni e Salvini, ma da loro stessi sostenuto nell’agosto 2011 (“decisione del Consiglio europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism) nei Paesi la cui moneta è l’euro”). Fatale fu il caldo ferragostano? Ora i nostri speravano in un no dei tedeschi, che invece hanno approvato. Ora solo l’Italia resta isolata in Europa sull’affaire Mes.

Già, la Germania: pare che ogni volta che gli attuali uomini di governo vogliono sostenere una qualsiasi fantasiosa ipotesi volgano uno sguardo pieno di speranza verso il nord. I tamburi della destra hanno suonato a tutto volume asserendo che la Corte Costituzionale di Karlsruhe aveva posto la legislazione interna sopra quella europea (il diritto pone, viceversa, le leggi comunitarie sotto solo la Costituzione e sopra l’impianto legislativo del paese membro) ribaltando la dottrina e dando quindi ragione ai sovranisti.

Peccato che tutta la narrazione fatta su questo sia solo emerita fuffa: in realtà il motivo del contendere è incentrato sul Pandemic Emergency Purchase Programme (Pepp). Senza scendere in argomenti troppo tecnici semplificando al massimo, si tratta del famoso Quantitative Easing messo in piedi dalla Bce guidata, allora, da Mario Draghi. La Corte tedesca ha semplicemente eccepito che, statutariamente, la Bce (Banca centrale europea) può acquistare titoli del debito pubblico dei paesi membri in base alle capital key, ovvero le quote di partecipazione dei singoli paesi alla Bce.

In parole povere, l’Italia ha sottoscritto il 17% del capitale della Bce e quindi l’istituto guidato ora da Christine Lagarde può acquistare titoli di Stato e assimilati, per quota parte del 17% del totale impegnato mensilmente per quanto riguarda l’Italia; per il 20,4% per titoli francesi; per il 26,4% per quelli tedeschi e via dicendo per tutti i 19 paesi partecipanti.

Ma per combattere l’emergenza pandemica la Bce non ha rispettato i termini istituiti per tempi normali acquistando quote maggiori di titoli afferenti paesi più deboli, come l’Italia. Alla fine dei conti nulla è cambiato, la Bce risponde solo alla Corte di Giustizia Europea, ma si è comunque evidenziata la necessità di una maggiore integrazione e chiarezza nei processi europei.

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