Si intensificano le ricadute della nuova ondata pandemica di Covid 19 che sta interessando la Cina. Da sabato la casa automobilistica statunitense Tesla ha sospeso la produzione nel suo impianto di Shanghai, prolungando il previsto stop di otto giorni nel suo maggiore stabilimento. Lo stop è legato in parte al rallentamento della domanda ma principalmente al dilagare dei contagi tra i dipendenti della fabbrica. Salvo nuovi rinvia la produzione dovrebbe riprendere dal 2 gennaio. Problemi stanno interessando anche Apple, i cui prodotti sono costruiti e assemblata in larga parte nella fabbrica di Foxconn a Zhengzhou, in Cina. A causa dell’epidemia Foxconn ha spostato parte della sua produzione in altri stabilimenti in tutta la Cina ma fatica a tenere i ritmi usuali e i tempi di attesa per avere prodotti Apple di fascia alta restano insolitamente lunghi. Secondo gli analisti questa situazione potrebbe provocare un calo degli utili dell’8% negli ultimi tre mesi dell’anno con ricadute che si trascineranno anche sui profitti 2023. Non è solo un problema di fabbriche, lo store di Pechino di Apple ha dovuto ridurre l’orario di apertura perché quasi tutti i suoi dipendenti erano malati. Un quinto delle entrate di Apple proviene dalle vendite in Cina e nel paese asiatico viene assemblato oltre il 90% degli iPhone.

I contagi giornalieri in Cina potrebbero aver raggiunto i 37 milioni la scorsa settimana. Nei primi 20 giorni di dicembre si sono infettate circa 250 milioni di persone, il 18% del totale. Si temono un milione di morti nei prossimi mesi. Nonostante l’evolversi della situazione la Cina ha annunciato che riaprirà le frontiere e abbandonerà le procedure di quarantena per chi arriva dall’estero dal prossimo 8 gennaio. L’impennata segue la decisione del governo di abbandonare la dure restrizioni della politica “Covid zero” che avevano provocato diffuse proteste. Una scelta che però avviene mentre il tasso di vaccinati nel paese rimane basso e l’efficacia dei vaccini prodotti in Cina si è dimostrata sensibilmente inferiore a quella dei farmaci occidentali. Ieri la Commissione nazionale per la Salute ha annunciati che smetterà di pubblicare i dati giornalieri sull’evoluzione dei contagi e sul numero di vittime (sulla cui attendibilità esistevano peraltro già dubbi), complicando il monitoraggio della diffusione del virus. Il timore degli esperti è che questa carenza di informazioni renda più complicato affrontare tempestivamente l’eventuale nascita di nuove varianti del virus. Oggi Pechino ha inoltre invitato la popolazione a prendere conoscenza e applicare le norme di igiene personale che possono contribuire a rallentare la diffusione dell’epidemia. Il periodo natalizio è di gestione particolarmente difficile poiché molti lavoratori delle città fanno ritorno nelle aree rurali da cui provengono con il rischio di favorire un’ulteriore propagazione della malattia.

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