Ha vinto il calcio. E i suoi presidenti, a partire da Claudio Lotito, il senatore-patron di Forza Italia che si è battuto come un leone a Palazzo Madama e alla fine è riuscito a convincere il governo nonostante il parere contrario di non uno, ma ben due ministri (Abodi allo Sport, Giorgetti all’Economia) ad infilare in manovra un provvedimento ad hoc per lo sport (cioè per la Serie A). Le società sportive, le squadre di Serie A, potranno spalmare in sessanta comode rate nei prossimi cinque anni i milioni di tasse non pagate con la scusa del Covid, con solo una piccola mora del 3% e nessuna sanzione penale o sportiva. Un favore che allo Stato costa la rinuncia nell’immediato a quasi un miliardo di euro. Un trionfo per il calcio. E poco cambia che una misura simile sia prevista anche per le altre aziende generiche. Il governo Meloni ha dimostrato di essere sensibile alle esigenze della lobby del pallone.

Il “salva-calcio” o “lodo-Lotito” – chiamatelo come volete, cambia la forma ma non la sostanza dell’ennesimo, scandaloso favore di Stato al pallone – è diventato un’autentica telenovela nelle ultime settimane. Prima sponsorizzato dallo stesso ministro Abodi, poi bocciato dal Ministero dell’Economia, quindi portato avanti da uno scatenato Lotito in versione “stalker” a Palazzo Madama. Tutto perché le società sportive per l’intero anno 2022 hanno potuto non pagare le tasse, con i versamenti di Irpef e contributi sospesi nella scorsa legge di bilancio causa pandemia. Una maxi-cartella esattoriale dal valore di oltre mezzo miliardo di euro, che riguarda tutti i club, ma non tutti allo stesso modo: Il Fatto ha rivelato in esclusiva la classifica delle squadre più indebitate, fra cui guarda caso c’è proprio la Lazio di Lotito, uno dei 4 club ad aver rinviato tutte le scadenze. Si capisce meglio perché il presidente-senatore si sia tanto speso a convincere i suoi colleghi a firmare l’emendamento che prevede la proroga.

La misura, contestatissima, all’inizio doveva entrare nel decreto Aiuti quater, ma è stata rimbalzata in Consiglio dei ministri. Così il discorso poi si è spostato sulla manovra. Su cui si è aperto un vero e proprio caso. I senatori in Commissione ci hanno provato prima con una rateizzazione quinquennale gratis: niente. Poi con la stessa rateizzazione, maggiorata del 3%. Ancora nulla. Alla fine, però, proprio quest’ultima proposta è riuscita a entrare nel maxiemendamento governativo, aggirando le forche caudine dei tecnici grazie al sostegno di Forza Italia e facendo esultare il pallone. Messa così, pare una beffa per il governo, che ha sempre detto: “Nessun favore al calcio, le stesse regole valgono per tutti”. Posizione ribadita anche nelle ultime ore dal ministro Giorgetti: “I club avranno accesso allo stesso trattamento delle altre aziende”. Ed in effetti, in manovra, già nel testo bollinato quindi ben prima della trattativa in Commissione, è presente una norma che permette a tutte le aziende con debiti fiscali di accedere ad accordi col Fisco con una sanzione agevolata del 3%. Perché allora insistere tanto sull’emendamento salva-calcio, se qualcosa di simile era già in manovra?

Forse perché il pallone non si sentiva abbastanza garantito da quella norma. La misura generale è rivolta ai debiti delle imprese emersi in seguito a un controllo dell’Agenzia delle entrate. Nel caso del calcio, invece, sono dovuti a una sospensione del governo, che i presidenti del pallone sapevano benissimo sarebbe scaduta ma hanno preferito ignorare: Lotito, il n.1 della Serie A Lorenzo Casini e gli altri sostengono che gli era stata promessa una rateizzazione sin da principio, la legge ha sempre parlato solo di una deroga fino a dicembre. Comunque sia andata, l’equiparazione delle società sportive alle altre aziende che beneficeranno dello spalmadebiti non era scontata. Per questo il pallone ha preteso una norma tutta sua, e l’ha pure ottenuta. In più, il cosiddetto “salva-Calcio” prevede il pagamento contestuale delle prime tre rate che, facendo entrare subito in vigore l’accordo col Fisco, metterà al riparo le squadre da penalizzazioni in classifica nei prossimi controlli federali (in calendario a febbraio). È vero che non riceveranno un trattamento sostanzialmente diverso da quello delle altre imprese, ma la differenza per lo Stato c’è tutta e si vede nelle cifre: basti dire che il “salva-Calcio” comporta una differenza di cassa per l’erario di addirittura 889 milioni di euro nel 2022, che verrà recuperata lentamente solo nel 2027, se tutto andrà bene. Il regalo perfetto, impacchettato sotto l’albero. Coi soldi dei contribuenti.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

La polemica sulla tunica di Messi arriva tardi: il calcio del futuro è tutto tifo, affari e propaganda

next
Articolo Successivo

Gianluca Vialli, si aggravano le sue condizioni. La madre 87enne lo ha raggiunto a Londra

next