Ai Mondiali di Qatar 2022 ilfattoquotidiano.it tifa Marocco: le ragioni della nostra iniziativa (leggi)

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Ziyech e Hakimi sono le stesse indiscusse del Marocco. Eppure il giocatore più venerato dai tifosi é un altro: Abderazzak Hamdallah. C’è un motivo: Abdo è un promessa di felicità e gol. Ne ha sempre segnati a valanga. Nel 2019, per dire, è stato il miglior marcatore dell’anno solare, realizzando la bellezza di 57 reti con i sauditi dell’Al-Nassr, addirittura più di mostri sacri come Robert Lewandowski, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.

Il gol, del resto, ha fatto sempre parte del Dna di Hamdallah. Così come quel suo stile da calciatore di strada, istintivo e per questo imprevedibile, forgiato nei playground di Safi, la sua città natale. “Ho iniziato a giocare a calcio per strada con altri bambini della città dove sono nato, Safi”, ha raccontato in un’intervista al portale della Fifa. “Da adolescente sono entrato nel mio primo club. Giocavo quasi tutti i giorni dopo la scuola e per tutto il fine settimana. Mio fratello maggiore mi ha sempre sostenuto. Mi ha incoraggiato a lavorare sodo e a non mollare mai”.

Lanciato nel grande calcio dall’Olympique de Safi, con cui ha vinto la classifica cannonieri del Botola (la lega marocchina) nel 2013, Abderazzak ha iniziato un lungo girovagare che lo ha portato a giocare in Norvegia, Cina e Qatar, prima di piantare definitivamente le tende in Arabia Saudita. Abdo ha riscosso un discreto successo ovunque abbia giocato, dal Nord Europa all’Estremo Oriente passando per il Medio Oriente. Soltanto in Norvegia, con l’Åalesund che non si è fatto troppi problemi a sborsare l’allora cifra più alta della sua storia (circa 1 milione di euro) per prelevarlo dal Safi, ha incontrato qualche difficoltà di ambientamento. Adattarsi alle rigide temperature della Scandinavia non è stato affatto semplice: “È stata un’esperienza difficile perché sono arrivato in un paese molto freddo, ma con uno sforzo di volontà ho superato ogni ostacolo”, ha dichiarato. “Ero il primo giocatore marocchino a giocare in Norvegia”.

È andata un po’ meglio in Cina, nel 2014, acquistato dal Guangzhou R&F di Sven-Göran Eriksson per la cifra record di 33 milioni di corone norvegesi, l’equivalente di circa 4 milioni e mezzo di euro. Nonostante sia stato costretto a saltare gran parte della stagione a causa di un infortunio alla gamba, Hamdallah si è dimostrato un cannoniere implacabile, segnando qualcosa come 22 reti in 22 gare di Super League cinese. Il suo contributo è stato fondamentale per la qualificazione alla successiva edizione della Champions League asiatica, in cui è riuscito anche a trovare la rete nel match con i giapponesi del Gamba Osaka. “Sono soddisfatto della mia prima stagione in C-League”, ha dichiarato Hamdallah. “Sono riuscito ad adattarmi a una nuova cultura abbastanza velocemente. Peccato aver saltato molte partite a causa dei problemi fisici. Sento che avrei potuto fare molto meglio”.

Alcuni dissapori con l’ex milanista Cosmin Contra, subentrato ad Eriksson sulla panchina del Guangzhou all’inizio del 2015, lo hanno portato a lasciare la Cina e a trovare casa nel Golfo Arabo. Prima Qatar, dove ha indossato le maglie di El Jaish e Al-Rayyan, e poi soprattutto Arabia. Nel Paese saudita è diventato una vera e propria star, venerato da stampa e tifosi. Non per caso. In tre stagioni con l’Al Nassr ha fatto letteralmente a pezzi le difese del campionato saudita e riscritto tutti i record del campionato a colpi di triplette, dimostrando a tutti perché in Marocco lo hanno soprannominato “il Boia”: ha segnato più gol (77) delle partite giocate (74); è diventato il miglior marcatore all time della King Cup, la coppa nazionale saudita (21 reti), e ha vinto per due volte la classifica cannonieri del torneo – la prima volta nel 18-19, segnando 34 reti, record assoluto – trascinando i Cavalieri di Najd alla conquista di un campionato e due Supercoppe saudite.

A Jeddah, dove si è trasferito un anno fa per giocare con l’Al-Ittihad, non ha fatto altro che confermarsi, nonostante uno stop forzato di qualche mese a causa di un problema burocratico relativo al trasferimento dal suo ex club. Dei 16 gol che ha realizzato complessivamente finora, sommando la stagione scorsa con l’avvio di quella nuova, 3 li ha segnati agli acerrimi rivali dell’Al-Ahli, nel derby di Jeddah, una partita vinta per 4-3 dall’Al-ittihad di cui è stato assoluto protagonista. Un altro primato, tanto per cambiare: nessuno, da quando nel 2007 il campionato saudita ha ricevuto il battesimo del professionismo, era riuscito a compiere un’impresa simile.

Numeri che non potevano lasciare indifferente il nuovo selezionatore marocchino, Walid Regragui, che ha deciso di richiamarlo in nazionale, portandolo in Qatar come attaccante di scorta. Abdo, che nel 2019 aveva rinunciato alla Nazionale per non meglio chiarite ragioni personali generando il malcontento dei tifosi, si è cosparso il capo di cenere e ha ammesso il proprio errore, chiedendo pubblicamente scusa per quella scelta al popolo marocchino. “Ho pagato un prezzo molto caro. È stato pesante restare fuori dal giro della nazionale per tre anni, ma adesso sono pronto a dare tutto in questo Mondiale”, ha confessato ai media marocchini. “Abbiamo un gruppo davvero forte. Possiamo fare davvero bene a questi Mondiali”. A giudicare dall’accoglienza che gli hanno riservato – in parte forse dovuta anche al fatto che lo scorso febbraio ha donato una casa ai genitori dello sfortunato Rayan Aourram (il bambino di Tamrout morto dopo essere caduto in un pozzo, come il piccolo Alfredino) – i tifosi marocchini lo hanno già ampiamente perdonato.

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