Le norme su pos e contante possono essere riviste. È questa la (nuova) linea del governo Meloni dopo lo scontro istituzionale con Bankitalia, aperto dalle parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Il ministro di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida in un’intervista alla Stampa commenta proprie le critiche arrivate da Palazzo Koch e spiega: “L’impostazione che Meloni ha dato è chiara, tutti gli aspetti non fondamentali della manovra, possono essere discussi e ridefiniti. Se ci chiedono di mantenere così com’è il reddito di cittadinanza noi diciamo di no. Ma su altre cose siamo disposti a ragionare con serenità”. È questa la strategia della premier, che secondo Repubblica sta trattando con la Commissione europea per arrivare a un compromesso: non si può permettere di vedere ridotti i fondi del Pnrr per la legge sul pos e sul contante.

Bankitalia ha ricordato proprio le norme inseriti nella manovra “favoriscono l’economia sommersa” ed entrano in contrasto con “l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale. Ma per Lollobrigida queste “sono critiche sui singoli aspetti della legge di stabilità. Non voglio dire marginali, ma sicuramente non centrali”. Il ministro dell’Agricoltura rassicura: “I temi cardine, quelli per i quali l’Italia viene giudicata, sono in sicurezza. L’ossatura della manovra non è in discussione e anche i mercati stanno dimostrando di apprezzare. E questa è la cosa più importante per noi”. E vista la retromarcia sui pagamenti elettronici, Lollobrigida torna alla carica sul reddito di cittadinanza: “Il M5s alimenta i discorsi di chi dice ‘se non avrò il reddito di cittadinanza, allora andrò a rubare’. Una cosa inaccettabile. Noi diciamo, ‘andrai a lavorare, non a rubare’. Non è vero che il lavoro non c’è. Il dibattito sul decreto flussi lo dimostra”. Eppure la stessa Bankitalia ha ricordato che secondo l’Inps senza reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati “un milione di individui poveri in più.

L’altro tema scottante per il governo riguarda i ritardi nell’attuazione del Pnrr. Secondo Lollobrigida, “il Piano è stato scritto rapidamente, in una situazione molto differente a questa. Questo ha fatto sì che i progetti non rispondessero a una strategia precisa. Spesso sono stati utilizzati progetti vecchi, perché subito ‘cantierabili’, che nel frattempo però erano diventati irrealizzabili, a causa degli aumenti dei materiali”. Ci sono delle task force in tutti i ministeri, ma “sono proprio quelle task force a dire che sono indietro, che servono fondi e personale“. Anche la premier Giorgia Meloni sa infatti che i ritardi del Pnrr saranno una delle grane da affrontare a inizio 2023. Con il rischio che, se la situazione economica non dovesse migliorare, anche lo smantellamento del reddito di cittadinanza porti a proteste di piazza.

Per questo, scrive oggi Repubblica, la premier ha dato l’ordine di difendere il governo e la manovra dagli attacchi esterni. La finanziaria è stata criticata dai sindacati, da Confindustria, dalla Banca d’Italia, dalla Corte dei Conti. Le parole di Giovanbattista Fazzolari, insomma, sarebbero condivise da Meloni, che però ha evitato di esporsi direttamente contro Palazzo Koch. Allo stesso tempo, però, proprio per la situazione delicata dei conti pubblici, il governo ha bisogno di non aprire lo scontro anche con Bruxelles. Tra gli obiettivi del Pnrr ci sono anche i passi avanti sul denaro elettronico. Quindi, per evitare un conflitto con la Commissione Ue, Meloni non vuole fare le barricate sul pos. Si sta studiando un abbassamento da 60 a 30 euro del limite per i pagamenti con carte e bancomat. Mentre per dimostrare di non aver ceduto all’Europa, il governo potrebbe alzare ancora la soglia del contante, spostando il tetto massimo oltre i 5mila euro ad oggi previsti dalla manovra.

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