Conflitto in Ucraina tema cardine della visita. Ma in agenda ci sono anche gas, Cina e protezionismo americano che rischia di danneggiare il mercato europeo. Il confronto è previsto per domani nello Studio Ovale, ma già stasera il presidente francese Emmanuel Macron, a Washington con la Première Dame Brigitte per incontrare Joe Biden, parte all’attacco: i sussidi previsti dalla legge anti inflazione Usa al settore delle rinnovabili, ha detto, sono “super aggressivi” nei confronti delle aziende francesi. Macron si riferisce al massiccio piano a sostegno della transizione energetica, ovvero l’Inflation Reduction Act (Ira), che concede generose sovvenzioni a veicoli elettrici, batterie o energie rinnovabili a condizione che siano ‘made in Usa’.

Quella del capo dell’Eliseo è la prima visita di stato di un leader straniero dall’insediamento del presidente americano. Il commander in chief ha voluto riservare questo onore al Paese che è “il più vecchio alleato degli Stati Uniti” e ad uno dei “leader più dinamici del G7”, sicuramente l’alleato europeo più vicino e di maggior peso dopo l’uscita di scena di Mario Draghi.

L’evento è stato pensato e coreografato per evidenziare l’amicizia transatlantica tra Usa e Francia dopo la tesa visita con Donald Trump nel 2018. Sebbene in agenda ci siano molti dossier, i più spinosi sono quelli che riguardano il prezzo del gas esportato dagli Usa per emancipare l’Europa dalla dipendenza energetica russa e la recente legge Usa anti inflazione, che con i suoi incentivi per le rinnovabili e la priorità al ‘Made in Usa” rischia di scatenare una nuova guerra commerciale con la Ue. Un provvedimento protezionista che sta generando insofferenza anche a Bruxelles. La legge, approvata lo scorso agosto, stanzia 360 miliardi di dollari per l’energia pulita, con forti incentivi per le aziende operanti nelle rinnovabili o per le sempre più numerose auto elettriche, nonché un forte sostegno ai prodotti fatti in America. Un sforzo analogo viene perseguito nella fabbricazione nazionale di microchip.

I leader europei temono che tutte queste misure alterino la concorrenza danneggiando le industrie del vecchio continente, penalizzate peraltro da un costo dell’energia più alto. Alcuni la considerano addirittura una reincarnazione del Smoot-Hawley act, un catalogo di tariffe introdotto dagli Usa nel 1930 cui gli storici attribuiscono il peggioramento della Grande Depressione.

Macron intende farsi portavoce di questo malumore nel tentativo di disinnescare una nuova guerra commerciale dopo quella dei dazi di Trump, mentre crescono in Europa le discussioni se i 27 non debbano rispondere con propri sussidi e tutele dei prodotti di casa. Tensioni anche sul gas liquefatto, venduto dalle corporation americane a prezzi 5-6 volte superiori a quelli del mercato interno.

La Casa Bianca per ora tende la mano: “Accogliamo con entusiasmo la discussione sull’Inflation Reduction Act e siamo aperti ad ascoltare le preoccupazioni degli europei”, ha ribadito il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby, mentre l’ex vicepresidente e attivista per il clima Al Gore difende la legge e invita gli europei a “imitare quello che hanno fatto gli Usa“, ossia a stimolare il settore dell’energia pulita.

Non mancano le divergenze neppure sugli altri dossier: dal conflitto in Ucraina, dove Macron insiste sul mantenere aperto il dialogo con Putin, alla Cina, verso cui la Ue ha adottato una politica più di compromesso e “dal 2018 ha una sua propria, unica strategia”, come ha twittato l’ambasciata francese a Washington. “Non siamo alleati sulla stessa lunghezza d’onda”, ha ammesso un consigliere di Macron alla Afp, prevedendo colloqui “difficili” con Biden. Ma i nuovi affari annusati dalla maxi delegazione francese e la convivialità tra le due first lady aiuteranno forse a stemperare le tensioni.

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