Nelle grandi società quotate nell’Unione Europea, entro la fine di giugno 2026, il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore dovranno essere occupati dal sesso sottorappresentato. Lo ha stabilito il Parlamento Ue dando il via libera definitivo alla direttiva sulla parità di genere nei consigli di amministrazione. Stando al testo “il merito rimarrà il criterio principale durante le procedure di selezione”. Procedure che, secondo la nuova normativa che esclude le imprese con meno di 250 dipendenti, dovranno essere trasparenti.

Le società quotate dovranno fornire annualmente informazioni sulla rappresentazione di genere nei loro consigli di amministrazione alle autorità competenti e, se gli obiettivi non sono stati raggiunti, dovranno spiegare come intendono ottenerli. I Paesi Ue dovranno infine mettere in atto delle misure sanzionatorie effettive, dissuasive e proporzionate, come ad esempio multe, per quelle aziende che non seguiranno procedure di nomina aperte e trasparenti.

“Il soffitto di vetro che impediva alle donne di accedere alle posizioni di vertice delle aziende è stato infranto. È un momento davvero storico e commovente”, ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Per la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, l’approvazione rappresenta invece “l’inizio della fine della discriminazione di genere in Europa”.

È “una vera crepa nel soffitto di cristallo, ora non aspettiamo altri dieci anni per fare il prossimo passo”, ha aggiunto Metsola. La correlatrice del testo Evelyn Regner, socialista austriaca, ha sottolineato che la direttiva dà alle donne una “possibilità equa di ricoprire posizioni di vertice nelle aziende” e permette di migliorare “uno dei principali ostacoli che impediscono alle donne di ottenere i posti di comando: le reti informali maschili”.

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