Hebe María Pastor de Bonafini, conosciuta semplicemente come Hebe de Bonafini è morta ieri a La Plata, a due settimane dal suo 94esimo compleanno. Questa donna, che è stata tra le fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo nel 1977 e che ha camminato da protagonista il sentiero della storia, si è spenta dopo una vita dedicata alla lotta, alla giustizia e alla dignità della memoria.

Due figli e una nuora le sono stati strappati dalla dittatura: Jorge Omar (il maggiore) fu sequestrato l’8 febbraio del 1977 a La Plata, mentre Raúl Alfredo il 6 dicembre dello stesso anno a Berazategui. L’anno successivo, il 25 maggio, la stessa sorte toccò a sua nuora, la moglie di Jorge, María Elena Bugnone Cepeda. La sua terza figlia María Alejandra (la più piccola) non si salvò dalla crudeltà degli uomini di Videla, e anche se non fu sequestrata, fu torturata proprio nella casa di Hebe a La Plata.

Della sua morte, giunta proprio nella data in cui si celebrava la giornata della Sovranità Nazionale in Argentina, hanno scritto sia Alberto Fernández che Cristina Fernández de Kirchner, rispettivamente presidente e vicepresidente del paese sudamericano. “Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani, orgoglio dell’Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della Sovranità Nazionale… non credo sia una coincidenza. Posso dirti solo grazie e hasta siempre” il messaggio di Kirchner su Twitter, accompagnato da foto storiche , tra le quali uno con suo marito e presidente argentino (2003-2007), Nestor Kirchner.

Per chi si avvicina solo oggi alla storia delle Madri di Plaza de Mayo, potrebbe essere intricato provare a capire a cosa e a chi ci riferisce con questo nome. In effetti le Madri di Plaza de Mayo sono divise in due gruppi dal 1986 (pochi anni dopo la loro fondazione). Da un lato si trova il gruppo più numeroso, definito anche maggioritario, che era presieduto appunto dalla defunta Hebe de Bonafini e che dalla metà del 1977, tutti i giovedì dell’anno, si riunisce a Plaza de Mayo, marciando intorno al monumento conosciuto come la piramide di Maggio. Un luogo storico, nel cuore di Buenos Aires, di fronte alla Casa Rosada (il palazzo presidenziale) dove in questi 45 anni hanno combattuto centinaia di battaglie di una guerra mai definitivamente conclusa. Dall’altro lato le “scissioniste” dell’Ong “Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora”.

Infine, è da evitare la confusione con “Las Abuelas de Plaza de Mayo” (le Nonne di Plaza de Mayo), associazione anch’essa fondata nel 1977 e dedicata alla ricerca non dei figli “desaparecidos”, bensì dei nipoti vittime della rete di sequestri e sparizioni forzate della feroce dittatura di Jorge Rafael Videla. Proprio la presidentessa delle Nonne de Plaza de Mayo, Estela Carlotto (92 anni), ha commentato a caldo in una radio argentina la scomparsa della compagna di lotta di tanti anni: “È una tristezza enorme, sappiamo che non siamo eterne ma siamo state compagne per 46 anni, anche se con difficoltà. Ci rimane la sua forza, la forza di Hebe, che anche se con errori (come tutti noi commettiamo), ha camminato portando su di sé questo bisogno di donne, di Madri e Nonne, di trovare e sapere dove sono i nostri cari e cosa ne hanno fatto di loro”.

Sigle diverse ma una lotta comune, un dolore comune e un nemico comune: donne, madri, nonne, attiviste forti e insorgenti che hanno scosso le poltrone dei “potenti”.

Non basterebbe un libro per raccontare la storia di Hebe e delle sue compagne e infatti ne sono stati scritti molti, alcuni anche direttamente dalle Madri di Plaza de Mayo, che con la loro casa editrice hanno provato in prima persona a dare una testimonianza di quanto vissuto durante il loro incredibile e internazionale percorso. Un percorso che, nel caso specifico di Hebe, l’ha portata a dare del tu a Fidel Castro e Hugo Chávez, Charly Garcia e Sting, oltre ovviamente a centinaia di attiviste e attivisti per i diritti umani in tutto il mondo. Sempre in prima fila, sempre in Plaza de Mayo ma anche sempre pronta a salire su un’aereo per offrire testimonianza, solidarietà, appoggio in difesa dei diritti umani.

Le Madri de Plaza de Mayo hanno lasciato il segno anche in Italia, numerosi incontri avvenuti negli ultimi decenni hanno tessuto un legame forte e duraturo. Un legame manifestatosi ancora una volta recentemente a Roma, dove nel maggio scorso è stato inaugurato un mosaico nel quartiere Esquilino (alla presenza del sindaco Gualtieri) che richiama la lotta delle Madri e Nonne di Plaza de Mayo. La rappresentante delle Madri de Plaza de Mayo presente all’evento, Taty Almeida, ha dichiarato alla stampa: “Questo fazzoletto che ha fatto il giro del mondo ed è oggi ovunque rappresenta i nostri 30.000 desaparecidos. Il fazzoletto è il simbolo della lotta incessante delle Madri e delle Nonne di Plaza de Mayo”.

Hebe ci ha lasciato, ma come ha dichiarato Carlotto rimane in eredità la sua forza, la sua ostinazione, il suo coraggio. I desaparecidos in America Latina non sono un incubo del passato legato alle dittature sanguinarie degli anni ’70, sono qualcosa di reale e di presente ancora oggi. Ce lo ricordano i 43 studenti di Ayotzinapa fatti sparire ad Iguala (Messico) nel 2014, ce lo ricordano i numeri che solo in Messico per l’appunto parlano di 100mila desaparecidos dal 1964 ad oggi. Tra i desaparecidos in America Latina, anche l’Italia conta le sue vittime. E proprio per raccontare queste storie e preservare la memoria, e il diritto di verità e giustizia, è nato nel gennaio 2020 a Roma il progetto Archivio Desaparecido.

Il Centro di giornalismo permanente di Roma si è proposto di scavare nella vicenda dei desaparecidos italiani in America latina: storie che ci riguardano, che devono far parte della nostra memoria collettiva.