di Cesare Gigli

Attivisti che protestano senza fare nessun danno, come i ragazzi (beati loro!) che gettano pomodoro sui vetri delle opere d’arte e poi incollano le loro mani ai muri in attesa dell’arresto. Curioso come si condanni la protesta in modo netto quasi falsificando i fatti (non rovinano nulla, se non dei vetri) e trattandoli da “giovinastri”, come direbbero le nostre nonne, senza neanche cercare di vedere quali sono le loro ragioni.

Non ho titolo per giudicare l’efficacia e l’efficienza delle loro iniziative. Posso solo dire che la mercificazione dell’arte è qualcosa che correttamente a questo punto viene usata contro l’arte stessa: non si può cercare la “visibilità mediatica” solo quando ci piace.

Mi sento, però, di fare la seguente considerazione: qualunque protesta fatta da ragazzi che non viene capita dagli adulti è sintomo di una crisi sociale da risolvere. Mentre la politica continua uguale a sé stessa a far parlare personaggi imbarazzanti come Renzi, Calenda, Crosetto, etc etc. Mentre il modello neoliberista fonte di diseguaglianze sociali gravissime viene osannato anche da chi teoricamente sarebbe a sinistra (Letta in primis, ma Conte non è molto diverso: le soluzioni a base di elemosina e non strutturali sono palliativi che non mettono in discussione il sacro dogma del profitto).

Mentre, infine, migliaia di essere umani muoiono in guerra e in pace per politiche scellerate consentite da chi ha la pancia piena, chi ha vent’anni e più diritto di noi vecchi nel parlare di futuro viene bollato come “vandalo” (e la propaganda da una mano) senza neanche pensare che a loro, forse, interessa più il fatto che non ci sia acqua a sufficienza per tutti; che il clima stia impazzendo per scelte suicide fatte in nome del turbocapitalismo; che la platica usa e getta sia uno schiaffo anzitutto alla povertà.

Ecco: mi soffermerei su questo, e cercherei di confrontarmi con loro per capire perché – secondo loro – la protesta che fanno è più efficace di altri modi di esprimere un dissenso.

Intendiamoci, quando sento i placidi borghesi (si, esistono ancora: e sono più pericolosi ora che non hanno più una controparte) infastidirsi perché loro non possono vedere i quadri in quanto “hanno pagato il biglietto e i vandali gli hanno impedito di avere emozioni” mi schiero, di pancia, con gli attivisti. Questa minoranza che ragiona su cosa dovrebbero fare “gli altri” affinché lei non abbia fastidi è fortunatamente destinata, per limiti di età, a estinguersi.

Ma ragazzi, prima che a nostra generazione si dilegui nel fallimento che le hanno preparato e che ha contribuito a a far esplodere, parliamone: quali sono le vostre priorità? Perché non trasferite questa voglia di rompere le scatole in politica (magari evitando di fondare movimenti demagogici) sputtanando la pochezza del dibattito attuale fatto solo di posti e di “opportunità”?

Magari scopriamo che abbiamo parecchio in comune…

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