Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi apre alle modifiche del decreto che lui stesso ha ‘disegnato’ con quel perimetro. Di fronte alle preoccupazioni dei sindacati, incontrati nel pomeriggio, riguardo alla possibilità che la norma anti-rave venga applicata in maniera estensiva, il neo capo del Viminale ha spiegato: “In sede parlamentare, appoggerò qualsiasi modifica al testo normativo indirizzata nel senso di meglio precisare, qualora lo si ritenga necessario, i confini della nuova fattispecie penale”. E ha quindi precisato che “nella prospettiva di incidere efficacemente sul profilo della deterrenza”, il punto “nodale” delle nuove misure è la “confisca obbligatoria del materiale utilizzato per lo svolgimento dei rave party”.

Durante il faccia a faccia i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso “preoccupazioni e perplessità” sul provvedimento e al termine avevano riferito di aver ricevuto “rassicurazioni” sul fatto che non potrà riguardare diritti e libertà sindacali e “l’impegno” ad inserire nell’iter parlamentare quanto necessario ad evitare, in tal senso, ogni dubbio interpretativo del testo. Poi Piantedosi ha confermato come Montecitorio e Palazzo Madama potranno correggere il testo senza trovare la sua opposizione. Più dura la Cgil con il segretario generale Maurizio Landini che chiede in ogni caso il “ritiro della norma” perché, anche sul fronte dei rave, già esistono norme adeguate a rispondere alle preoccupazioni del governo.

Piantedosi, ha spiegato Landini, ha “chiarito che non c’è intenzione di affrontare o di mettere in discussione libertà e diritti sindacali” ma confermato la “necessità”, ad avviso della Cgil, che “ci sia il ritiro di questo provvedimento perché ci sono già tutte le leggi e le norme possibili per affrontare anche situazioni come quella dei rave”. Il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, spiega di aver “espresso al ministro preoccupazioni evidenti sui contenuti di un decreto che presenta maglie interpretative molto larghe ed un’eccessiva discrezionalità in una fattispecie di reato molto duro e depressivo”. Ecco perché “abbiamo chiesto – dice – la necessità che durante l’iter di conversione in legge venga chiarito ogni dubbio e venga esclusa l’applicazione della norma per quanto riguarda manifestazioni spontanee o organizzate di tipo sindacale, sociale e politico”.

Per il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, il rischio rappresentato al ministro è quello che la norma possa essere applicata a casi, per esempio, “come quando negli ultimi mesi con la crisi molte aziende hanno chiuso non hanno nemmeno avvisato i lavoratori: spesso abbiamo avuto situazioni nelle quali i lavoratori si sono chiusi dentro la fabbrica”. È “un caso di scuola”, dice, “per far capire quale era la nostra preoccupazione rispetto al decreto e quali effetti potrebbe avere sulle manifestazioni di tipo sindacale in un periodo caldo come questo”. “Ci aspettiamo – ha concluso Bombardieri – nelle settimane successive, nel periodo di approvazione parlamentare, che ci sia una risposta a queste nostre preoccupazioni”.

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