Televisione

Dynasty, addio al reboot della soap opera cult anni ’80 (allerta spoiler)

Il revival della soap degli anni ’80 non ha avuto la stessa fortuna dell’originale, ma alla fine della quinta e ultima stagione non ha lasciato niente in sospeso

di Vincenzo Piccolo

Negli ultimi anni abbiamo visto diversi reboot di successo di celebri serie tv: “Una mamma per amica – A Year in a life” di Netflix, “Will & Grace: il ritorno” di Amazon Prime Video e “And just like that” di Now TV. Si tratta di prodotti che sono riusciti ad intercettare l’interesse anche del pubblico più giovane attraverso le moderne piattaforme di streaming. Operazioni di marketing e riscrittura ben riuscite, che cavalcavano l’onda degli ascolti che furono, cercando di replicarli ed adattarli ai nuovi canali digitali, dove la domanda di nuovi prodotti è sempre in crescita. Non è stato così, invece, per il reboot di Dynasty, serie basata sull’omonima soap degli anni ottanta andata in onda dal 1981 al 1989 su ABC. A differenza dell’originale (era stata prodotta in 10 stagioni divise in 220 episodi), la soap-reboot si ferma alla quinta stagione. La notizia della chiusura era stata data lo scorso maggio da The CW in occasione della presentazione dei palinsesti: colpa gli ascolti che continuavano a calare già dalle precedenti stagioni (si parla di una diminuzione pari al 14% nella demo e al 7% di pubblico). A livello internazionale e in Italia, Dynasty è distribuita da Netflix dal 2017. Lo scopo della piattaforma? Catturare una nuova generazione di utenti. L’intento di rivolgersi ad un nuovo target si comprende anche dalla scelta del cast. La protagonista infatti, Fallon Carrington, è interpretata da Elizabeth Gillies, nota per essere una star del programma Victorious di Nickelodeon, al fianco di Ariana Grande. Dinasty ripercorre la vita sopra le righe della potente famiglia Carrington di Atalanta e durante la sua ultima stagione non lascia alcuna sottotrama in sospeso. La grande famiglia Carrington arriva a una sorta di chiarimento. Tra l’affrontare (in modo corretto) tematiche importanti come l’ambiente e i diritti LGBTQ+ e il destreggiarsi tra i vari intrighi quotidiani, la serie raggiunge il climax proprio con una chiave positiva, senza drammi da soap. Tra partenze e ritorni di personaggi, Fallon e il padre Blake riescono finalmente nel loro intento, creare la Carrington United. Era davvero così male da “meritare” la chiusura?

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