“Bene ricordare le deportazioni con le Pietre d’Inciampo, ma noi vorremmo qualcosa di più. Le Foibe? Ecco sì, la nostra intenzione è dare più attenzione a questa parte di storia del ‘900”. La guida di centrodestra della Regione Marche e di conseguenza dell’Assemblea Legislativa di fatto cancella l’esperienza della Commissione regionale sulle Pietre d’inciampo istituita alcuni anni fa. Nessun via libera e dunque niente fondi dall’Assemblea regionale per le iniziative del gennaio 2023. Le ultime pose risalgono al gennaio 2020 ad Ancona, poi la pandemia prima e adesso il dietro-front del Parlamentino marchigiano rischiano di far saltare un evento che, incredibilmente, continua a dividere a quasi ottant’anni di distanza.

Intanto la posa delle Pietre nel periodo del Giorno della Memoria, tra circa quattro mesi, è ufficialmente saltata: “Dal maggio scorso abbiamo sollecitato il presidente Latini sulla questione. Mail su mail, ma dalla sua segreteria non è mai arrivata alcuna risposta”, attacca l’assessore alla cultura del Comune di Ancona, Paolo Marasca. “Ormai per gennaio è tardi. L’esperto che si occupa delle ricerche storiche, Marco Labbate, e soprattutto l’artista tedesco che da anni realizza le pietre per tutti i Paesi dell’Unione Europea, Gunter Demnig, non riusciranno a fare il loro lavoro. Siamo pronti a sostituirci all’organo assembleare delle Marche per proseguire nella procedura in modo da fissare la cerimonia in primavera”.

Non si tratta certo di una questione di soldi, visto che ogni pietra complessivamente costa tra i 120 e i 150 euro. Ancona è uno dei quattro comuni delle Marche, in realtà della sua stessa provincia, dove dal 2017 sono stati piazzati a terra gli speciali sampietrini dedicati alla memoria dei deportati nei campi di sterminio nazisti. Nel capoluogo ne sono stati messi già 23 dei 26 totali (gli altri a Osimo e Jesi). Gli ultimi, appunto, un mese prima dello scoppio della pandemia, nel gennaio del 2020, tra cui la pietra dedicata a Vittoria Nenni (nata in un quartiere popolare di Ancona nell’ottobre del 1915 e morta a Auschwitz nel luglio del 1943), terzogenita dello storico leader socialista Pietro Nenni.

Nonostante tutto ciò, l’intenzione dell’organo legislativo della Regione Marche (dal settembre del 2020 saldamente nelle mani di una giunta di centrodestra a guida Fratelli d’Italia) è diversificare e parificare alcune iniziative: “Non ci va di essere un pezzo secondario del meccanismo, di essere agli ordini del Comuni che ci chiedono disponibilità, via libera e fondi. Trovarci di fronte al fatto compiuto, senza aver inciso in alcun modo, non ci va, per questo e per altri motivi vogliamo cambiare le cose”, aggiunge Dino Latini, ex sindaco di Osimo e membro dei Moderati di centrodestra. Che rilancia: “A chiederci conto delle pietre per il 2023 è stato solo il comune di Ancona. Gli abbiamo spiegato perché vogliamo cambiare e stiamo studiando il da farsi. La prossima settimana in sede di consiglio avanzeremo delle proposte alternative”.

Fino a poco più di due anni fa sulla stessa poltrona di Latini c’era Antonio Mastrovincenzo, candidato all’uninominale di Ancona e Pesaro alle recenti politiche e sconfitto dal suo omologo di Fratelli d’Italia. Fu proprio lui, nel 2017, a contribuire alla nascita della Commissione Regionale sulle Pietre d’Inciampo: “Per quattro anni ho sostenuto l’iniziativa introducendo nella nostra regione una pratica di testimonianza diffusa in tutta Europa e nelle maggiori città italiane, fondamentale per conservare la memoria della Shoah e delle persecuzioni razziali e politiche. Ora il mio successore Latini afferma che quella delle Pietre è una iniziativa lodevole, ma che isolata così non ha molto senso. In realtà, per anni, questa iniziativa non era stata affatto isolata, ma inserita nel Mese della Memoria, interamente dedicato alle vittime della Shoah”, dichiara. E denuncia: “La scelta di interrompere questo percorso è molto grave, provoca indignazione e conferma ancora una volta la matrice di questa amministrazione regionale di destra-destra”.

Dalla comunità ebraica della città ancora nessuna reazione e dichiarazione, di condanna o meno. I membri del direttivo dovrebbero affrontare la vicenda la prossima settimana, ma è chiaro che si tratta di un silenzio molto rumoroso. Chi non intende abdicare di fronte alla scelta del Consiglio regionale è l’Anpi e l’affondo della presidente della sezione di Ancona, nonché membro della segreteria nazionale, Tamara Ferretti, è netto: “Dietro le parole del presidente Latini noto malafede e ignoranza”, attacca la leader dell’Associazione dei Partigiani. “Nessuno ha mai nascosto le foibe, ma equiparare quella pagina di storia alla Shoah a tutti i costi è una manovra che non accettiamo. Noi come tutte le altre organizzazioni che facevano parte della Commissione regionale, siamo molto delusi da questo atteggiamento e dal tentativo di riscrivere la storia”.

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